Fasi lunari e vino nell’agricoltura biodinamica

L’Italia è il secondo Paese al mondo, dietro alla Germania, per la gestione dei vigneti secondo principi biodinamici, con più di 11 mila ettari di territorio e produttori sparsi da Nord a Sud del territorio italico.

Partiamo dalle basi: cos’è l’agricoltura biodinamica? Con questo termine si intende il metodo di lavoro elaborato dallo scienziato austriaco Rudolf Steiner e che prevede sistemi sostenibili per le produzioni agricole di diversi ortaggi, non solo di vino. Così come di frutta e di allevamento di bestiame.

Questa filosofia è stata definita negli anni ’20 del secolo scorso, in cui si verificarono diverse innovazioni chimiche che molto spesso finivano con l’avere risultati ambigui: da una parte, una sostanziosa crescita delle rese, mentre dall’altra, un costante peggioramento dell’attività agricola in termini di equilibrio degli ecosistemi.

Cosa accadde nel pratico? Gli agricoltori si resero conto che il terreno stava sempre più perdendo la sua fertilità, la semenza riduceva la propria durata germinativa, gli animali si facevano sempre meno produttivi.

Prendendo spunto da una dichiarazione dello stesso Steiner, possiamo affermare che l’agricoltura biodinamica mette in correlazione ogni specie vivente al suo interno, creando un sistema di allevamento dove ogni protagonista (animali, piante e uomo) ha un preciso ruolo, una sua indipendenza e contemporaneamente si impegna a garantire la sopravvivenza degli altri.

Portiamo adesso il nostro focus su cosa ci interessa davvero: il vino.

In un vigneto biodinamico è importante tutelare la biodiversità animale e floreale, con piante spontanee e insetti: ruolo importante lo gioca lo stesso suolo che rinforza la biodiversità presente nel vigneto, creando un effetto domino totalmente virtuoso che dà sostegno alle viti, che sono così in grado di proteggersi autonomamente da parassiti e agenti patogeni.

La coltivazione biodinamica permette soltanto l’utilizzo di una minima parte di rame e zolfo, per proteggere le uvi e le viti da attacchi fungini, con lo scopo di rendere il vigneto quanto più salubre e autonomo possibile. La naturale conseguenza è un aumento della quantità di nutrienti generati dai fertilizzanti naturali, meglio noti come preparati biodinamici.

I preparati biodinamici sono delle sostanze di origine naturale che trasformano la sostanza organica del terreno in humus, portando in dote al terreno la capacità di sviluppare un importante equilibrio tra elementi chimici e fisici.

Ne esistono di due tipi:

1)  da cumulo: la loro attività è quella di avviare dei particolari processi vitali che liberino sostanze utili per le piante nel percorso di trasformazione delle sostanze organiche;

2)  da spruzzo: si rendono “dinamici” i preparati da cumulo e si spruzzano sul terreno, sui grappoli e sulle foglie, a seconda delle necessità.

Nell’utilizzare questi preparati, entra in scena la luna, insieme alle sue fasi: in linea di massima, buona parte dei preparati si interra a settembre e si estrae ad aprile.

Esiste però un successivo momento dove le fasi lunari hanno un ruolo  fondamentale: il processo di imbottigliamento del vino.

Il calendario lunare è suddiviso in quattro fasi che si manifestano ogni 27/28 giorni, così da avere tredici fasi lunari in un anno.

Quali sono queste quattro fasi? 

  • Prima fase: la fase della luna nera, potente e maligna in quanto non visibile dalla Terra;
  • Seconda fase: luna crescente, raffigurata dalla parte chiara che va da destra verso sinistra. Questa luna è sintomo di novità e cambiamenti;
  • Terza fase: luna piena, chiara e luminosa, sinonimo di fecondità;
  • Quarta fase: l’ultima fase, in questa situazione la luna è calante, rappresentazione di interiorità.

Luna e vino: fra leggende del passato e verità della biodinamica 

Le fasi lunari appena descritte sono lo strumento con cui la luna influenza le attività agricole. Gli esperti di agricoltura biodinamica lo sanno e, per produrre ottimi vini, si rifanno al passato e alle sue tradizioni, quelle trasmesse da padre in figlio.

Un po’ per scienza, un po’ per superstizione, l’uomo ha sempre seguito le fasi lunari, lasciandosi guidare da esse durante la coltivazione della vite e la successiva vendemmia. Proverbi come “chi pota a gennaio, pota al grappolaio” e “chi nel marzo non pota la sua vigna perde la vendemmia” non sono solo semplici detti, ma nascondono grandi verità. 

Tutto vero? L’agricoltura biodinamica non ammette errori: diversi sono gli studi scientifici che dimostrano la reale esistenza di una relazione tra le maree atmosferiche provocate dalla luna e i vegetali.

 

Fasi lunari e imbottigliamento del vino 

L’influenza che le fasi lunari esercitano sulla produzione del vino non si limita esclusivamente alla vendemmia, ma si espande anche al momento dell’imbottigliamento, nello specifico:

  • Prima fase di luna nera: da evitare assolutamente, non va bene per nessun vino;
  • Seconda fase di luna crescente: ideale per vini frizzanti;
  • Terza fase di luna piena: ottima per tutti i vini;
  • Quarta e ultima fase di luna calante: consigliata per imbottigliare vini fermi, vini affinati e dolci.

Tralasciando verità scientifiche e proverbi popolari, da cosa dipende questo legame tra luna e imbottigliamento?

Facile pensare che tutto nasca dall’usanza di imbottigliare a fine inverno i vini prodotti durante l’autunno precedente. Se le basse temperature arrivavano anzitempo, i vini sospendevano la fermentazione per poi riprenderla con i primi caldi primaverili. Più nello specifico, imbottigliare con una luna piuttosto che un’altra, stava solo a significare che all’avvento delle belle stagioni, il vino riprendesse la fermentazione all’interno di una bottiglia o meno. In caso di vino già imbottigliato, la sua frizzantezza non si sarebbe dispersa.

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