Quando imbottigliare il vino secondo il calendario lunare

Perché consultare il calendario lunare quando si sceglie di imbottigliare i vini? Può sembrare una tecnica strana e antiquata, ma ci sono buone ragioni per cui molti produttori di vino si lasciano guidare da questa tecnica. 

Il segreto per ottenere un vino di altissima qualità è capire come la luna influisce sulla crescita e sulla maturazione delle piante, conoscere le tradizioni che influenzano l’imbottigliamento e i periodi migliori in base al prodotto da imbottigliare.

Questa tecnica è stata utilizzata per secoli dai produttori di vino che cercavano di creare la bottiglia perfetta. Il metodo consiste nel programmare l’imbottigliamento del vino in base alla fase crescente o calante della luna, oltre a tenere conto di altri fattori come le costellazioni e la temperatura. 

In questo articolo approfondiremo la scienza che sta alla base dell’utilizzo del calendario lunare per l’imbottigliamento del vino e scopriremo cosa comporta prendere queste decisioni. 

Continua a leggere per saperne di più su come entrare in contatto con le energie cosmiche nella produzione di vini pregiati.

 

Cos’è il calendario lunare?

Le fasi lunari sono divise in quattro periodi distinti, ognuno dei quali si verifica ogni 27-28 giorni. L’agricoltura biodinamica vive a strettissimo contatto con i moti della natura e i suoi cambiamenti ciclici e regolari, per questo, tali fasi, influenzano da secoli anche i metodi di produzione del vino. 

Un viticoltore che segue il calendario lunare suddivide la viticoltura in quattro fasi distinte, che corrispondono esattamente a quelle dei moti lunari: la semina, la potatura, la vendemmia e la vinificazione vera e propria. 

Durante la fase crescente di un determinato mese lunare, quando la luna diventa più luminosa ogni notte che passa, i viticoltori iniziano le loro attività di vinificazione, tra cui la dichiarazione dei periodi di manutenzione e qualsiasi lavoro sui vigneti (a parte la potatura). 

Molti produttori di vino continuano a preferire questo metodo tradizionale di vinificazione ad altri approcci, proprio grazie alla sua enfasi sulla sincronizzazione con i modelli comportamentali naturali delle piante e dei frutti rispetto al solo intervento umano.

I viticoltori conoscono da tempo l’importanza di rispettare il calendario lunare quando si tratta di imbottigliare il vino. Marzo e settembre sono mesi particolarmente “amichevoli”, soprattutto per i vini giovani, ma qualsiasi mese può essere preso in considerazione a seconda della posizione in cui ci troviamo nel nostro ciclo celeste.

Grazie a questa straordinaria tecnica, i viticoltori si assicurano che i loro raccolti ricevano una dose extra di aiuto.

 

Vino e luna: che rapporto hanno? 

Le fasi lunari appena descritte sono lo strumento con cui la luna influenza le attività agricole. Gli esperti di agricoltura biodinamica lo sanno e, per produrre ottimi vini, si rifanno al passato e alle sue tradizioni.

Un po’ per scienza, un po’ per superstizione, l’uomo ha sempre seguito le fasi lunari, lasciandosi guidare durante la coltivazione della vite e la successiva vendemmia. Proverbi come “chi pota a gennaio, pota al grappolaio” e “chi nel marzo non pota la sua vigna perde la vendemmia” non sono solo semplici detti, ma nascondono grandi verità.  

Per chiarezza, ricordiamo quali sono le fasi lunari: 

  1.  Luna Nuova (Novilunio): quando la luna si trova allineata tra il sole e la terra si chiama Luna Nuova e segna l’inizio del ciclo lunare: è il momento del novilunio. Dalla terra vediamo la faccia non illuminata dal sole, per cui in cielo non vediamo la luna;
  2. Luna crescente: la luna si sposta verso Est, e diventa man mano sempre più visibile dalla terra. Il primo giorno noteremo soltanto un piccolissimo spicchio che si ingrandirà con il passare del tempo, fino ad arrivare al primo quarto di luna. In questa fase, la luna è detta “crescente”: per noi, che abitiamo nell’emisfero Boreale, quando la luna è crescente la parte illuminata del disco lunare è a destra. Nell’emisfero australe invece, quando la luna è crescente, a essere illuminata sarà la parte sinistra;
  3. Luna Piena (Plenilunio): la luna continua a percorrere l’orbita e quando arriva a metà la terra si trova tra il sole e la luna: è il momento del plenilunio (Luna Piena), cioè quando vediamo l’intera faccia della luna illuminata;
  4. Luna calante: nella seconda metà del mese inizia la fase “calante” della luna: la parte illuminata diventa sempre più piccola e ripercorre le forme già viste prima della Luna Piena, ma con la gobba rivolta in direzione opposta. In questo caso, dall’emisfero Boreale vedremo la parte illuminata a sinistra.

Imbottigliamento del vino e fasi lunari 

Il periodo della vendemmia non è l’unico periodo viticolo che viene influenzato dalle fasi lunari. Anche la fase di imbottigliamento viene fortemente guidata da questo astro così importante:

  • Quando si tratta di imbottigliare, gli esperti raccomandano di evitare la fase di “Luna nuova”, non va bene per nessun vino.
  • La seconda fase, quella della Luna crescente, è ideale per imbottigliare vini frizzanti. 
  • La fase successiva a la Luna Piena è, in generale, ottima per imbottigliare tutte le altre tipologie di vino.

 

Consigli e vantaggi di questa tecnica 

Imbottigliare il vino secondo il calendario lunare può avere molti benefici. Si dice che il vino in questo modo abbia un sapore e un aroma migliori, un maggiore equilibrio in termini di corpo e persino una longevità maggiore rispetto al vino imbottigliato senza tenere conto del ciclo lunare. 

Anche se ci sono ancora molte domande senza risposta sulla superiorità del vino prodotto secondo il ciclo lunare, è chiaro che si tratta di una tecnica interessante che vale la pena conoscere.

La produzione del vino è un processo molto delicato e complicato, fortemente influenzato dall’attrazione gravitazionale della luna. 

Man mano che i viticoltori diventano più consapevoli del calendario lunare, si fanno un’idea di come le forze mistiche lavorino in armonia con la natura per plasmare le attività agricole come la vinificazione.

Più specificatamente però, va tenuto conto anche dei nodi planetari che si trovano nel calendario biodinamico ed è sempre da preferire l’imbottigliamento in giorno frutto.

Con un’attenta strategia, la pianificazione della produzione può essere guidata dalla consultazione del calendario lunare per garantire condizioni di crescita ottimali durante ogni stagione.

 

Come aumentare la produttività del terreno in agricoltura biodinamica

L’agricoltura biodinamica nasce dall’esigenza di un metodo produttivo rispettoso dell’ambiente, capace di prendersi cura della terra e di rispettare i ritmi naturali e stagionali.

L’attenzione alla produzione ha un impatto diretto sulla sostenibilità dell’agricoltura e sulla salute delle persone che consumano i raccolti.

Per questo motivo, l’agricoltura biodinamica si occupa in modo particolare del terreno in ottica rigenerativa, per tutelare lo stato di produttività e il ciclo di fertilità, e anche per salvaguardare gli ecosistemi, prevenire l’impoverimento del suolo e desertificazione.

Un buon suolo deve essere ricco di materia organica, contenere i nutrienti necessari per la vegetazione e offrire in modo naturale resistenza a parassiti e malattie, così da ridurre al minimo anche l’intervento dell’uomo.

La produttività del terreno è influenzata dalla composizione chimica del suolo, dalla sua umidità e da elementi esterni quali modalità e tecniche di lavorazione, esposizione al sole e microclima. 

Ma come riuscire ad aumentare la produttività del terreno in agricoltura biodinamica?

 

Agricoltura biodinamica e vantaggi

 L’agricoltura biodinamica si basa sull’idea che terra, vegetazione, animali e uomini facciano parte di un sistema unitario in cui tutti devono cooperare per fertilizzare, nutrire e mantenere in salute l’intero ecosistema.

Per ottenere i vantaggi dell’agricoltura biodinamica è necessario:

  • Creare un organismo agricolo: l’agricoltore ha il compito di ideare e praticare con costanza dei processi  che mettano in relazione tutti gli elementi dell’azienda in un ciclo il più possibile chiuso, dove sia la presenza che l’attività di ogni elemento va a intrecciarsi in modo benefico con gli altri. Col passare del tempo e l’aumentare dell’esperienza, si rafforzerà il legame tra la terra e chi la lavora, e si creerà così l’organismo agricolo;
  • Evolvere verso l’individualità agricola: col rafforzarsi del legame e della conoscenza tra l’individuo  e l’organismo agricolo in cui esso opera, diventa più immediato riconoscere le reazioni dell’ambiente alle diverse condizioni, e quindi incrementare la qualità e il tempismo delle lavorazioni, a seconda dell’esigenza. Con questo adattamento reciproco si avrà un cambiamento graduale e riconoscibile dell’azienda stessa. L’organismo agricolo andrà a evolvere e organizzarsi come un’individualità agricola, le cui caratteristiche saranno ancora più interconnesse rispetto a prima e uniche rispetto alle realtà circostanti.  Nell’ambito del terreno, ci sarà un migliore equilibrio del mondo microbico, di quello degli insetti, degli animali da allevamento, della flora coltivata e di quella nativa e selvatica. L’obiettivo principale dell’agricoltura biodinamica è creare una produzione che sia in sintonia con la natura circostante;
  • Considerare la qualità come compimento: l’agricoltura biodinamica si pone l’obiettivo di ricavare prodotti sani e di qualità per valorizzare le caratteristiche tipiche delle piante coltivate e degli animali allevati;
  • Rigenerare le sementi: in ottica rigenerativa, la qualità delle sementi va migliorata e selezionata per ottenere piante resistenti e adatte al luogo in cui vengono messe a dimora. Gli alimenti prodotti saranno di qualità eccezionale.

Come aumentare la produttività del terreno?

In commercio esistono vari fertilizzanti e composti chimici per rendere produttivo un terreno, ma questo non fa altro che alterare le risorse naturali e alla lunga va a intossicare e impoverire il suolo.

L’agricoltura biodinamica non ammette l’utilizzo di sostanze chimiche sintetiche ma adopera soluzioni naturali ed ecologiche che vanno a risanare il terreno.

Per favorire e incrementare la produttività del terreno, l’agricoltura biodinamica si avvale dei seguenti metodi di coltivazione e preparazione del suolo:

  • Rotazione delle colture: al contrario delle monocolture e delle colture intensive che caratterizzano l’agricoltura intensiva, in agricoltura biodinamica si utilizza questo metodo in cui le coltivazioni si susseguono sullo stesso suolo a rotazione, seguendo una sequenza regolare e stagionale. Per favorire questo processo è consigliabile inserire colture da sovescio, come trifoglio e leguminose, per la protezione del suolo, il miglioramento della struttura del terreno, e il controllo delle piante infestanti e di alcuni parassiti;
  • Compostaggio e cumuli: il compost è uno dei pilastri dell’agricoltura biodinamica, si utilizza per fertilizzare e dare nutrimento al suolo in modo naturale e nel rispetto dell’ambiente. Si tratta del prodotto della progressiva decomposizione di cumuli misti di letame, paglia e altri elementi vegetali, a opera dei micro-organismi naturalmente presenti al loro interno. Questo passaggio libera micro-nutrienti e composti organici che sono di più facile assunzione per le piante. La distribuzione del compost nel terreno, che può essere svolta anche prima dell’aratura, dona un apporto di sostanze organiche al suolo, che ne migliora la struttura e ne aumenta la disponibilità di elementi nutritivi;
  • Preparati biodinamici: sono dei catalizzatori utilizzati per stimolare i fenomeni vitali e naturali.  Sono otto e si dividono in due categorie: da spruzzo e da cumulo. Questi ultimi vengono instillati nel cumulo e hanno un effetto terapeutico: creano un equilibrio tra elementi chimici e fisici e aiutano nella fissazione dell’azoto. Buona parte dei preparati da spruzzo si interra a settembre e si estrae ad aprile.

Le tecniche di cui sopra e altre fasi dell’agricoltura (come semina, raccolta, potatura…) tengono conto delle forze cosmiche, soprattutto l’influenza che le fasi lunari e del sole hanno sui terreni e il contenuto idrico nelle piante.

Noi di Menti crediamo fortemente nei vantaggi dell’agricoltura biodinamica e i nostri vini ne sono una chiara espressione.

Scoprili durante le degustazioni in cantina.

Differenza tra agricoltura biodinamica e biologica

Si sente spesso parlare, oggi, di agricoltura sostenibile, dove con sostenibile ci si riferisce all’ambiente, ma anche alla salute dei consumatori, alla qualità della vita di chi si occupa della produzione, ai diritti umani di chi opera nel settore.

Esiste l’agricoltura sostenibile certificata da un ente esterno che certifica, appunto, l’utilizzo da parte dell’agricoltore di fitosanitari solo quanto necessario.

Dal nostro punto di vista si tratta solo di un’azione di marketing: si paga un certificatore per certificare che usiamo della chimica ma non troppo. Inoltre, il simbolo dell’agricoltura sostenibile certificata è un’ape, che nell’immaginario comune rappresenta naturalità e rispetto dell’ambiente.

Le principali tipologie di agricoltura davvero sostenibile sono quella biologica e quella biodinamica. Hanno delle similitudini, ma anche delle profonde differenze. 

Le attività come industria e agricoltura intensiva, sviluppatasi tra la fine degli anni Sessanta e Novanta del secolo scorso, hanno avuto un pesante impatto ambientale con conseguenze molto gravi: deforestazioni, inquinamento delle falde acquifere e dell’atmosfera, impoverimento della terra e desertificazioni.

Cambiare rotta è necessario e l’obiettivo deve essere quello di minimizzare l’impatto delle filiere produttive, rispettare le risorse naturali, preservare la biodiversità, e allo stesso tempo ricavare prodotti di qualità per salvaguardare la salute dei consumatori.

Da questa esigenza nasce e si sviluppa un nuovo modo di sentire l’agricoltura, che se vogliamo fa “un passo indietro” e trova le sue radici nella tradizione contadina. 

 

I diversi modelli di agricoltura sostenibile

Non esiste un modello unico di agricoltura veramente sostenibile ma diversi che fanno riferimento a tecniche e conoscenze simili o anche integrate tra di loro.

In questo articolo vedremo la differenza tra agricoltura biodinamica e biologica, termini spesso confusi o eguagliati. 

 

L’agricoltura biologica

L’agricoltura biologica utilizza tecniche di coltivazione e produzione che rispettano le stagionalità e i processi naturali seguendo questi principi:

  • Rotazione delle colture così da utilizzare le risorse in modo efficiente;
  • Non vengono utilizzati pesticidi chimici, fertilizzanti sintetici, antibiotici e altre sostanze nocive per l’ambiente;
  • Sono vietati gli OGM (organismi geneticamente modificati);
  •  Si utilizzano specie vegetali e animali resistenti e adattate all’ambiente;
  • Il bestiame viene allevato all’aria aperta e nutrito con foraggio biologico.

Per gestire le piante infestanti e proteggere le colture dagli sbalzi di temperatura, si pratica la pacciamatura. Questa pratica consiste nel coprire il terreno con fieno o erba fresca che andranno poi a decomporsi diventando concime naturale, fornendo nutrimento alla terra e migliorando struttura e composizione.

Allo stesso modo si utilizza il sovescio, che consiste nella semina di alcune piante che una volta fiorite vengono interrate per fertilizzare il terreno e proteggerlo dall’erosione.

Negli ultimi anni si assiste a una crescita esponenziale di aziende che basano la propria agricoltura su un modello biologico, sovvenzionate anche tramite fondi europei. 

L’Italia è ai primi posti per l’export di prodotti biologici nel mondo. 

Le Regioni in cui sono presenti il maggior numero di terreni biologici sono Sicilia, Calabria e Puglia. 

 

L’agricoltura biodinamica

Anche se meno diffusa in Italia, l’agricoltura biodinamica è nata molto prima dell’agricoltura biologica, intorno agli anni Venti del XX secolo per opera del filosofo e scienziato Rudolf Steiner.

Secondo Steiner l’agricoltura deve essere considerata come un grande essere vivente che mette in relazione vari elementi che si influenzano e permettono la sopravvivenza reciproca. Quindi contadini, allevatori, animali e piante devono cooperare per fertilizzare, nutrire e mantenere in salute l’intero ecosistema.

Per rendere i terreni fertili si utilizzano dei preparati biodinamici.

Questi si dividono in due ulteriori tipologie di preparati: da spruzzo e da cumulo. Non sostituiscono nessuna pratica agricola ma si inseriscono in un contesto aziendale “vitale”, capace di recepire ed esaltare l’azione. 

Questi preparati agiscono sul suolo e sulle piante, ne esaltano la produttività influendo anche sulla quantità e qualità delle coltivazioni. 

Ogni terreno risponde in modo diverso, appunto perché è vivo e avrà bisogno di cure specifiche. 

L’agricoltura biodinamica, così come quella biologica:

  • Non utilizza pesticidi, diserbanti o composti chimici;
  • Vieta gli OGM;
  • Non è a favore delle monoculture, perciò utilizza la rotazione delle colture.

A differenza dell’agricoltura biologica però, l’agricoltura biodinamica si serve di animali da pascolo per mantenere il terreno fertile. A seconda degli animali inseriti all’interno dell’attività, si potranno anche ottenere dei ricavi aggiuntivi, commercializzando i prodotti derivanti dagli stessi.

Si crea così un sistema di agricoltura a ciclo chiuso che si sostiene in modo autonomo. Nella pratica, alcune coltivazioni dell’azienda sono destinate a diventare cibo per gli animali che poi produrranno fertilizzante per nutrire la terra. 

Inoltre l’agricoltura biodinamica basa le proprie pratiche coordinandosi con un calendario che tiene conto dei movimenti planetari e satellitari del cosmo.

In Italia, le aziende che si basano sull’agricoltura biodinamica sono circa 4.500. Il nostro Paese è inoltre il primo a livello mondiale a esportare prodotti biodinamici, dal settore vivaistico al vino biodinamico. 

Tuttavia, la legge italiana ha approvato nel febbraio 2022 una norma che protegge il biologico, che non può essere equiparato all’agricoltura biodinamica: la differenza tra biologico e biodinamico è sostanzialmente a livello legislativo.

La normativa in materia di agricoltura BIO

La produzione, distribuzione e commercializzazione dei prodotti BIO sono disciplinate da norme approvate e aggiornate dall’Unione Europea.

L’agricoltura biodinamica, per essere definita tale, deve acquisire la certificazione BIO e la certificazione rilasciata dall’associazione Demeter, l’unica in grado di fornire un marchio commerciale ai prodotti ottenuti seguendo le linee guida dell’agricoltura biodinamica.

Esiste anche una Federazione Internazionale che coordina i vari disciplinari di coltivazione biodinamica e le associazioni presenti al mondo.

Anche per il mondo del vino non esiste una normativa specifica, a livello nazionale o europeo, che certifichi un vino proveniente da agricoltura biodinamica. 

Facendo riferimento alle direttive dell’Associazione Demeter, per la produzione di vino biodinamico il processo di fermentazione deve avvenire in maniera spontanea. 

 

I vini dell’azienda Menti provenienti dall’agricoltura biodinamica, anche se non certificata

Noi di Menti abbiamo l’obiettivo di produrre vini biodinamici pur non essendo certificati. Si tratta quindi di vini ottenuti da uve da agricoltura biodinamica, comunque certificate bio, che siano espressione del proprio terroir, cioè il rapporto tra vitigno e microclima del territorio in cui è coltivato, della tradizione e dell’uomo che compie il gesto agricolo.

Dal XIX secolo, Menti è legata al territorio di Gambellara: l’origine vulcanica rende il suolo ricco di importanti minerali che danno carattere e unicità al vino prodotto.

L’attenzione alla salvaguardia e valorizzazione del territorio ha portato l’azienda ad aderire nel 2010 a un modello di agricoltura biodinamica, ottenendo la certificazione BIO nel 2011, rispettando così l’ambiente e la salute dei consumatori.

L’agricoltura biodinamica richiede tempo e attenzione per essere scoperta e compresa in profondità. 

Organizziamo nella nostra  tenuta di Gambellara visite guidate tra i vigneti, con spiegazioni e degustazione dei vini biodinamici prodotti dall’azienda. Vieni a trovarci!

La vendemmia biodinamica: alcuni cenni

Quando inizia la vendemmia? Chi decide quando vendemmiare?

La risposta a queste due domande riconduce in realtà all’essenza dell’espressione “vendemmia biodinamica”, alla quale è dedicato questo articolo.

Partiamo quindi dal termine “vendemmia”. 

Esso deriva dal latino tardo vĭndēmia, ovvero vīnum (vino) unito a demĕre (levare) e descrive il tipo di attività che tutti conosciamo e che, fin dal tempo degli Antichi Romani, ha ricoperto un ruolo fondamentale nella società. La vendemmia, da sempre, possiede un significato intrinseco che non rimanda alla sola raccolta di uva per produrre vino, ma anche a una ben più profonda idea di rituale quasi spirituale, attuato dalla collettività per celebrare la natura, intesa come susseguirsi delle stagioni e rispetto per la terra. 

Da ciò, il collegamento al concetto di biodinamica è pressoché immediato. Il termine “biodinamica”, infatti, è composto dalle parole greche bio (vita) e dyn (forza). Esso descrive il principio fondamentale di questa pratica che consiste nell’agire unicamente con le forze della natura, mettendo in movimento i suoi spontanei processi di vita, senza manipolazioni chimiche

La vendemmia biodinamica, quindi, si basa su un approccio filosofico all’attività di raccolta dell’uva che vede, nella levatura dei grappoli, solo l’ultima fase di un lungo processo che parte dalla cura e dal rispetto per la terra, prima, e per la vite, poi. Quasi come a voler dire che “l’ottimo vino si fa proprio in vigna”. 

Dunque, per rispondere alle due domande poste all’inizio di questo paragrafo, possiamo affermare che la vendemmia biodinamica ha inizio solo quando lo decide la natura.

Cerchiamo ora di capire meglio il contesto agricolo nel quale si sviluppa la vendemmia biodinamica.   

Agricoltura biodinamica e biologica: quali sono le differenze? 

La vendemmia biodinamica è una declinazione specifica di un concetto più ampio di agricoltura biodinamica, tema che abbiamo già trattato in modo dettagliato in questo articolo sull’agricoltura biodinamica in Italia. Qui vengono anche messi a confronto i termini “biodinamico” e “biologico”, spesso erroneamente utilizzati come sinonimi. 

Nel caso di agricoltura biodinamica, infatti,  si fa riferimento a un modo particolare di fare agricoltura, basato su un insieme di metodi e principi completamente naturali che portano a coltivare la terra e allevare gli animali nel pieno rispetto dei cicli delle stagioni, sulla base delle linee guida suggerite dalla Certificazione Demeter

L’agricoltura biologica, invece, viene ufficialmente riconosciuta e regolamentata da leggi europee e da enti certificatori autorizzati. Come nell’agricoltura biodinamica, anche questa modalità di coltivazione esclude l’utilizzo di fertilizzanti, pesticidi prodotti da sintesi e di OGM, tuttavia ammette l’introduzione di alcuni composti chimici, nel caso in cui vengano considerati analoghi ai composti naturali, così come anche l’utilizzo di alcuni tipi di plastiche. 

Ancora, a differenza di quella biologica, l’agricoltura biodinamica tende ad avere delle ricadute concrete anche sul sistema sociale che la circonda. Infatti, ogni azienda agricola o vitivinicola biodinamica, insieme alle persone che ne fanno parte, instaura nel tempo una relazione circolare e sostenibile con il terreno su cui nasce, e di conseguenza con il territorio circostante, basata su cura e rispetto in senso lato. Ad esempio, l’eliminazione di fertilizzanti chimici consente di proteggere la produttività del terreno ma anche la salute sia delle piante che degli operatori agricoli, che ne sarebbero invece esposti, loro malgrado, in caso di utilizzo. 

 

La vendemmia biodinamica inizia dal terreno

Rivolgendo di nuovo la nostra attenzione verso la vendemmia biodinamica, vino incluso, essa ha inizio proprio dal terreno, la cui fertilità viene mantenuta a livelli elevati grazie alla semina, scandita da un calendario biodinamico, di alcune erbe (sovesci polifita) che hanno proprio la funzione di rigenerare il terreno. Allo stesso scopo si utilizzano, inoltre, preparati a base di letame fermentato e compost prodotto direttamente dall’azienda vitivinicola, integrato con altri preparati sempre a base di erbe. 

Su un terreno così fertile, non può che crescere un vigneto sano e robusto la cui potatura, eseguita a mano, viene effettuata all’inizio della primavera e poi ancora nel pieno del ciclo annuale di vegetazione, in modo tale da sfoltire le foglie e aumentare l’esposizione al sole dei grappoli. 

 

Quando vendemmiare con il metodo biodinamico?

Il momento della vendemmia secondo il metodo biodinamico viene definito in base al ritmo naturale della maturazione dell’uva, che da una parte consente di preservare una sana condizione del frutto e quindi della pianta, e dall’altra di ottenere un prodotto finale con determinate caratteristiche, ma in ogni caso sempre, completamente naturale. Questo perché, grazie alla vendemmia biodinamica, il vino torna a essere un prodotto creato principalmente in vigna, e non più soltanto in cantina.

Ad esempio, quando nei vitigni a bacca scura, la maturazione fenolica, (genericamente riferita ai pigmenti nella buccia) si allinea alla maturazione  tecnologica (riferita invece alla concentrazione zuccherina negli acini), è possibile ottenere con la biodinamica vino profumato, dal colore intenso e con un grado alcolico elevato.

Una volta conclusa la vendemmia, tutta l’uva raccolta a mano viene portata in cantina per essere vinificata seguendo, anche qui, pratiche orientate al rispetto dei processi naturali. In particolare, durante la fase di fermentazione vengono rigorosamente esclusi tutti i lieviti cosiddetti selezionati, quindi ottenuti da trasformazioni biotecnologiche, e si utilizzano invece soltanto lieviti indigeni naturalmente presenti sulle bucce degli acini di uva e negli ambienti della cantina. Inoltre, non sono ammesse tutte quelle operazioni artificiali, come l’arricchimento del contenuto zuccherino, che causano una inevitabile contaminazione dell’essenza genuina e naturale del vino

 

Biodinamica, vino e il legame con il territorio

A questo punto, risulta chiaro che ciò che lega vendemmia biodinamica, vino e azienda vinicola è sicuramente il territorio sul quale la coltivazione dei vigneti e la raccolta dell’uva vengono praticate. La conformazione del terreno, in particolar modo, gioca un ruolo davvero importante. Come nel caso della zona di Gambellara, un piccolo comune veneto, tra Vicenza e Verona caratterizzata da un suolo antico, di origine vulcanica, pertanto ricchissimo di sostanze minerali che trasmettono energia e dinamica alle vigne di Garganega, varietà autoctona a bacca bianca, e di Durella, anch’essa a bacca bianca e nativa dei limitrofi Monti Lessini.

In questa zona, quindi, oltre al suolo estremamente fertile e al clima collinare che offre ottimali esposizioni al sole e benefiche correnti d’aria, anche il metodo biodinamico di un esperto produttore vinicolo come Menti favorisce la produzione di vino biodinamico di eccezionale pregio e qualità, ricco di tutta la sostanza e la forza del territorio, altrimenti detto terroir, dal quale prende naturalmente vita.

Tuttavia, ben consapevole che la pratica della biodinamica richiede tempo e attenzione per essere accolta e compresa in profondità, Menti organizza all’interno della sua tenuta di Gambellara, visite guidate con spiegazione e passeggiata tra i vigneti e, naturalmente, degustazione dei vini prodotti dall’azienda. 

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Fasi lunari e vino nell’agricoltura biodinamica

L’Italia è il secondo Paese al mondo, dietro alla Germania, per la gestione dei vigneti secondo principi biodinamici, con più di 11 mila ettari di territorio e produttori sparsi da Nord a Sud del territorio italico.

Partiamo dalle basi: cos’è l’agricoltura biodinamica? Con questo termine si intende il metodo di lavoro elaborato dallo scienziato austriaco Rudolf Steiner e che prevede sistemi sostenibili per le produzioni agricole di diversi ortaggi, non solo di vino. Così come di frutta e di allevamento di bestiame.

Questa filosofia è stata definita negli anni ’20 del secolo scorso, in cui si verificarono diverse innovazioni chimiche che molto spesso finivano con l’avere risultati ambigui: da una parte, una sostanziosa crescita delle rese, mentre dall’altra, un costante peggioramento dell’attività agricola in termini di equilibrio degli ecosistemi.

Cosa accadde nel pratico? Gli agricoltori si resero conto che il terreno stava sempre più perdendo la sua fertilità, la semenza riduceva la propria durata germinativa, gli animali si facevano sempre meno produttivi.

Prendendo spunto da una dichiarazione dello stesso Steiner, possiamo affermare che l’agricoltura biodinamica mette in correlazione ogni specie vivente al suo interno, creando un sistema di allevamento dove ogni protagonista (animali, piante e uomo) ha un preciso ruolo, una sua indipendenza e contemporaneamente si impegna a garantire la sopravvivenza degli altri.

Portiamo adesso il nostro focus su cosa ci interessa davvero: il vino.

In un vigneto biodinamico è importante tutelare la biodiversità animale e floreale, con piante spontanee e insetti: ruolo importante lo gioca lo stesso suolo che rinforza la biodiversità presente nel vigneto, creando un effetto domino totalmente virtuoso che dà sostegno alle viti, che sono così in grado di proteggersi autonomamente da parassiti e agenti patogeni.

La coltivazione biodinamica permette soltanto l’utilizzo di una minima parte di rame e zolfo, per proteggere le uvi e le viti da attacchi fungini, con lo scopo di rendere il vigneto quanto più salubre e autonomo possibile. La naturale conseguenza è un aumento della quantità di nutrienti generati dai fertilizzanti naturali, meglio noti come preparati biodinamici.

I preparati biodinamici sono delle sostanze di origine naturale che trasformano la sostanza organica del terreno in humus, portando in dote al terreno la capacità di sviluppare un importante equilibrio tra elementi chimici e fisici.

Ne esistono di due tipi:

1)  da cumulo: la loro attività è quella di avviare dei particolari processi vitali che liberino sostanze utili per le piante nel percorso di trasformazione delle sostanze organiche;

2)  da spruzzo: si rendono “dinamici” i preparati da cumulo e si spruzzano sul terreno, sui grappoli e sulle foglie, a seconda delle necessità.

Nell’utilizzare questi preparati, entra in scena la luna, insieme alle sue fasi: in linea di massima, buona parte dei preparati si interra a settembre e si estrae ad aprile.

Esiste però un successivo momento dove le fasi lunari hanno un ruolo  fondamentale: il processo di imbottigliamento del vino.

Il calendario lunare è suddiviso in quattro fasi che si manifestano ogni 27/28 giorni, così da avere tredici fasi lunari in un anno.

Quali sono queste quattro fasi? 

  • Prima fase: la fase della luna nera, potente e maligna in quanto non visibile dalla Terra;
  • Seconda fase: luna crescente, raffigurata dalla parte chiara che va da destra verso sinistra. Questa luna è sintomo di novità e cambiamenti;
  • Terza fase: luna piena, chiara e luminosa, sinonimo di fecondità;
  • Quarta fase: l’ultima fase, in questa situazione la luna è calante, rappresentazione di interiorità.

Luna e vino: fra leggende del passato e verità della biodinamica 

Le fasi lunari appena descritte sono lo strumento con cui la luna influenza le attività agricole. Gli esperti di agricoltura biodinamica lo sanno e, per produrre ottimi vini, si rifanno al passato e alle sue tradizioni, quelle trasmesse da padre in figlio.

Un po’ per scienza, un po’ per superstizione, l’uomo ha sempre seguito le fasi lunari, lasciandosi guidare da esse durante la coltivazione della vite e la successiva vendemmia. Proverbi come “chi pota a gennaio, pota al grappolaio” e “chi nel marzo non pota la sua vigna perde la vendemmia” non sono solo semplici detti, ma nascondono grandi verità. 

Tutto vero? L’agricoltura biodinamica non ammette errori: diversi sono gli studi scientifici che dimostrano la reale esistenza di una relazione tra le maree atmosferiche provocate dalla luna e i vegetali.

 

Fasi lunari e imbottigliamento del vino 

L’influenza che le fasi lunari esercitano sulla produzione del vino non si limita esclusivamente alla vendemmia, ma si espande anche al momento dell’imbottigliamento, nello specifico:

  • Prima fase di luna nera: da evitare assolutamente, non va bene per nessun vino;
  • Seconda fase di luna crescente: ideale per vini frizzanti;
  • Terza fase di luna piena: ottima per tutti i vini;
  • Quarta e ultima fase di luna calante: consigliata per imbottigliare vini fermi, vini affinati e dolci.

Tralasciando verità scientifiche e proverbi popolari, da cosa dipende questo legame tra luna e imbottigliamento?

Facile pensare che tutto nasca dall’usanza di imbottigliare a fine inverno i vini prodotti durante l’autunno precedente. Se le basse temperature arrivavano anzitempo, i vini sospendevano la fermentazione per poi riprenderla con i primi caldi primaverili. Più nello specifico, imbottigliare con una luna piuttosto che un’altra, stava solo a significare che all’avvento delle belle stagioni, il vino riprendesse la fermentazione all’interno di una bottiglia o meno. In caso di vino già imbottigliato, la sua frizzantezza non si sarebbe dispersa.

Agricoltura biodinamica in Italia

Per essere buoni agricoltori bisogna mettersi in sintonia con leggi della natura e riconoscere l’agire delle forze spirituali e materiali nelle manifestazioni naturali, sosteneva Rudolf Steiner, teosofo che ha dato il via all’agricoltura biodinamica

Ed è proprio la natura, con i suoi cicli e i suoi ritmi, al centro di questa tipologia di agricoltura con tecniche non convenzionali, come l’agroforesty, che sostituisce i fertilizzanti chimici con un sistema che accoglie animali nei terreni, per fertilizzarlo in maniera spontanea, mettendo al centro la vita dell’ambiente. Il biodinamico, in fondo, raccoglie già nella parola stessa la sua filosofia: mettere in movimento la vita, ogni tipo di vita che c’è in natura. 

Per chi lo pratica, il biodinamico ha il vantaggio della rinascita di intere aree desertificate e di elevata qualità dei prodotti, come afferma e ricorda spesso il presidente dell’Associazione Agricoltura Biodinamica, Carlo Triarico. Inoltre, in un summit da lui tenuto ad aprile 2022, Triaco ha affermato che questa tecnica di coltivazione sarebbe in grado di mitigare gli effetti del cambiamento climatico e di rischi ambientali, poiché si basa sulla concezione di rispetto della natura. Evitando un approccio consumistico e di sfruttamento delle produzioni intensive alle quali si è abituati da Occidente a Oriente, portando al tempo stesso all’autosufficienza alimentare

Questa consapevolezza si sta diffondendo nel mondo, ma anche in Italia, grazie a una maggiore sensibilità sui temi ambientali: proprio di questo parleremo nel corso dell’articolo. Ma prima ricordiamo in cosa consiste l’agricoltura biodinamica

 

Che cosa si intende per agricoltura biodinamica: tra storia e princìpi 

Il terreno, l’uomo, gli animali e le piante sono parte del cosmo. Per questo, tutte le forme di vita sono sensibili alle leggi della natura e lavorano in sinergia influenzando l’un l’altra, alla ricerca di un perenne equilibrio

Questa è la visione che supporta e spiega cos’è l’agricoltura biodinamica. Una visione risalente alla conferenza di Koberwitz del 1924 da parte di Rudolf Steiner, teosofo e scienziato polacco nato nel 1861 in Croazia, all’epoca Impero Astroungarico. Negli anni succesivi alla nascita di questa teoria – e che coincidono con il periodo nazista – c’è stata una repressione verso l’agricoltura biodinamica, ritornata poi in auge negli anni Quaranta del secolo scorso, anticipando anche l’agricoltura biologica che nasce dopo la Seconda Guerra Mondiale, negli anni Cinquanta.

Molto spesso, il biologico e il biodinamico vengono confusi e utilizzati come sinonimi. Esiste invece una netta differenza: il biologico è regolamentato e riconosciuto da leggi e certificazioni europee, il biodinamico è considerato una pseudo disciplina ed è regolata solo dall’associazione Demeter che rilascia l’omonima certificazione

Tra gli obiettivi e i principi che Steiner aveva individuato per l’agricoltura biodinamica ci sono la gentilezza e l’attenzione per la Terra nel rispetto dei suoi tempi, senza forzare i processi produttivi. 

Per questo, non sono ammessi pesticidi chimici e sostanze sintetiche. Per avere un’idea più precisa, nell’agricoltura biodinamica sono ammesse solo 10 sostanze a fronte delle 69 ammesse nell’agricoltura biologica.

Sono vietati anche gli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) e si preferiscono le colture locali, adatte a quello specifico ambiente. D’esempio sono le nostre vigne con viti di Garganega, una varietà autoctona presente in Gambellara sin dal Medioevo, e la Durella, anch’essa nativa dei Monti Lessini. 

 

L’agricoltura biodinamica tra leggi e dati in Italia e nel mondo

Gli ultimi dati di Bioreport risalgono al 2018, nei quali si legge che in Italia sono presenti 4.500 aziende che aderiscono all’agricoltura biodinamica. Il nostro Paese è inoltre il primo a livello mondiale a esportare prodotti biodinamici, dal settore vivaistico al vino biodinamico

La crescita di aziende e della richiesta dei prodotti biodinamici è dovuta alla diffusione della consapevolezza e della sensibilità verso i cambiamenti climatici e alla salvaguardia dell’ambiente a livello nazionale. 

Inoltre, un’agricoltura biodinamica corrisponde anche al risparmio economico per le aziende, visti gli aumenti del 40% che hanno interessato il gasolio agricolo e all’aumento del 180% del costo dei pesticidi. 

Tuttavia, la legge italiana ha approvato nel febbraio del 2022 una norma che protegge il biologico che non può essere equiparato all’agricoltura biodinamica.

I vini biodinamici in Italia

Al pari di altri prodotti derivanti dalla coltivazione della terra, anche per il mondo del vino non esiste una normativa a livello nazionale o europeo. Per le regole di coltivazione della vite, si fa riferimento alle direttive dell’Associazione Demeter dai principi biodinamici; per la produzione di vini biodinamici il processo di fermentazione deve avvenire in maniera spontanea

Nella nostra azienda di famiglia, Menti Giovanni Agricola, alla naturale fertilità dei terreni vulcanici si aggiungono metodi biodinamici come il cornoletame e il sovescio, che coincidono con la nostra scelta di salvaguardare e rigenerare il nostro territorio, quello di Gambellara al quale la nostra famiglia è legata dal XIX secolo grazie al bisnonno Giovanni. 

Perché, come afferma Stefano Menti “Vogliamo lavorare nel rispetto della natura per lasciare ai nostri figli un mondo migliore di quello che abbiamo ereditato dai nostri padri”

Agricoltura biodinamica: i vantaggi della coltivazione sostenibile

La scoperta dell’agricoltura è stata per l’uomo un momento di passaggio fondamentale per lo sviluppo di nuove forme di sopravvivenza e approvvigionamento.

Ecco perché il legame tra agricoltura e ambiente si è fatto via via sempre più stretto: la possibilità di coltivare piante e l’accesso a una fornitura di cibo costante hanno favorito la tendenza dell’uomo a insediarsi e sfruttare l’ambiente per soddisfare i propri bisogni.

Ancora oggi, quello agroalimentare è uno dei settori economici da cui dipende la nostra sopravvivenza. L’aumento esponenziale della popolazione mondiale ha però dato avvio alla diffusione dell’agricoltura intensiva, causa di deforestazione, desertificazione, utilizzo di pesticidi e fertilizzanti sintetici, ecc.

Oggi, la scelta di metodologie di agricoltura sostenibile rappresentano più che mai una necessità.

Tra queste, l’agricoltura biodinamica nasce come metodo produttivo rispettoso dell’ambiente, capace di prendersi cura della terra e di rispettarne i ritmi naturali.

 

Agricoltura biodinamica: cos’è e quali sono i vantaggi

La nascita dell’agricoltura biodinamica è da attribuire a Rudolf Steiner.

Nel 1924, il filosofo formulò la sua teoria sulla biodinamica e contribuì alla diffusione di una filosofia di agricoltura olistica: un metodo di coltivazione basato sul rispetto dell’ecosistema terrestre, in sintonia con i cicli lunari e stagionali.

Gli obiettivi e i principi dell’agricoltura biodinamica la rendono un metodo agricolo destinato a ripristinare e migliorare l’equilibrio all’interno dell’ecologia che ci circonda, rispettando la relazione di armonia tra piante, animali e terra.

Attraverso una coltivazione senza l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi di origine chimica, sostituiti da concimi e fertilizzanti naturali di derivazione animale, questo nuovo approccio produttivo permette di mantenere la terra fertile e in salute.

Vediamo ora quali sono i vantaggi dell’agricoltura biodinamica.

 

 

Agricoltura biodinamica: vantaggi principali

L’utilizzo di pratiche agricole sostenibili come quella dell’agricoltura biodinamica ha numerosi vantaggi.

La scelta di una metodologia di coltivazione sostenibile che cerca di preservare la relazione tra la terra, la flora e la fauna in modo olistico contribuisce a mantenere il suolo sano, a ridurre l’inquinamento atmosferico e il consumo di acqua, ma anche a migliorare la qualità dei prodotti.

L’agricoltura biodinamica è naturale, sostenibile e riduce l’impatto ecologico, tipico delle coltivazioni tradizionali.

 

Naturale, sostenibile e priva di sostanze chimiche

L’agricoltura biodinamica si basa su un metodo agricolo che promuove la totale sintonia con la natura e che riconosce l’importanza della relazione fra terreno, piante e animali.

L’equilibrio di questa relazione viene messo a dura prova dall’agricoltura tradizionale, caratterizzata dall’abuso di pesticidi chimici e fertilizzanti sintetici responsabili dell’inquinamento dei terreni.

Nell’agricoltura biodinamica viene abolito l’impiego di sostanze sintetiche in virtù di una coltivazione naturale capace di incrementare la vitalità del terreno e di migliorare la qualità dei raccolti.

Com’è possibile promuovere un’agricoltura totalmente naturale?

Grazie a preparati biodinamici a base di minerali, piante, letame e scarti alimentari, degradati e decomposti con l’obiettivo di trasformare il tutto in materia organica capace di nutrire naturalmente il terreno.

 

Rispetta i tempi della natura

L’agricoltura biodinamica è un metodo di coltivazione che si basa sul rispetto dell’intero ecosistema terrestre, si tratta di un approccio olistico che riconosce i tempi della natura e li rispetta senza forzature.

L’idea di base è che la natura non deve essere governata, bensì sostenuta senza accelerare o rallentare i tempi produttivi naturali.

Le coltivazioni biodinamiche seguono il susseguirsi delle stagioni e il movimento degli astri e della Luna: i ritmi cosmici hanno diverse relazioni con la vita sulla terra e le piante sono fortemente influenzate dai cicli lunari, oltre che dall’ambiente circostante.

 

Tutela la fertilità del suolo 

Il metodo biodinamico applicato all’agricoltura presuppone la tutela della vitalità e della fertilità del terreno e quindi l’impiego di prodotti di origine naturale che non danneggiano l’ambiente.

L’uso di fertilizzanti sintetici e pesticidi chimici sono la principale causa dell’inquinamento del terreno. Al contrario, la scelta di sostanze organiche contribuisce alla rigenerazione dell’ambiente, alla salvaguardia del ciclo di fertilità e così anche alla produzione di prodotti finali di qualità eccellente.

Con l’obiettivo di tutelare la fertilità del suolo le aziende agricole biodinamiche, come noi di Menti, si impegnano nella scelta di concimi naturali la cui azione viene esaltata da compost che migliorano la struttura del terreno, la disponibilità di elementi nutritivi e promuovono l’attività microbica.

Oltre al compostaggio organico, considerato uno dei pilastri dell’agricoltura biodinamica, anche la presenza di bestiame d’allevamento all’interno delle coltivazioni è da considerarsi un modo ottimale per dar vita a concimi e fertilizzanti naturali.

 

Favorisce l’agricoltura circolare

Preservare il benessere del Pianeta significa anche favorire una produzione circolare, che applichi un modello agricolo capace di convertire gli scarti in nuove risorse riutilizzabili.

La circolarità del sistema agroalimentare riguarda proprio i fertilizzanti e la capacità del sistema di agricoltura biodinamica di utilizzare, nel processo produttivo agricolo, scarti vegetali ancora ricchi di elementi nutritivi, trasformati in materiale organico nuovo.

La sopravvivenza dell’ecosistema si basa sulla possibilità di sostituire le sostanze chimiche utilizzate nell’agricoltura tradizionale in fertilizzanti organici, capaci di produrre un minor impatto ambientale e raccolti sani e nutrienti.

Il terreno ricco di sostanze organiche garantisce inoltre la salvaguardia di risorse limitate, come quella idrica, e riduce al minimo gli sprechi.

Per contribuire al miglioramento dell’attuale crisi di carenza idrica, abbiamo scelto infatti di utilizzare l’acqua in modo razionale: non irrighiamo i vigneti, spingiamo le radici delle nostre piante a ricercare l’umidità nella profondità del terreno.

I nostri vini racchiudono tutti i vantaggi dell’agricoltura biodinamica.

Vieni a gustare la qualità di una produzione totalmente naturale e rispettosa dell’ambiente.

L’agricoltura biodinamica e la certificazione Demeter

Un calice di vino può trasformarsi nel tuo passaporto per un viaggio fra esperienze, sapori, sensazioni e profumi indimenticabili. Può trasportarti tra i castelli in Borgogna francese, in un accogliente chalet di montagna, nelle romantiche campagne toscane o nella nera Valle dell’Etna. Oppure, ancora, nella nostra cantina immersa nel territorio della Gambellara. 

Ci sono vini unici, dal sapore antico e moderno, ricercato o classico. I vini provenienti dall’agricoltura biodinamica possono assicurarti un’alta qualità, la tutela del territorio e l’attenzione all’equilibrio della natura. 

Ma come fare a capire se un vino è davvero prodotto rispettando le regole e i principi di questo tipo di coltivazione?  Con la Certificazione Demeter.

Agricoltura biodinamica

L’agricoltura biodinamica non riguarda solo una metodologia agricola, ma piuttosto una filosofia della terra. Un insieme di metodi e principi per coltivarla, rispettandola. 

L’agricoltura biodinamica si basa, infatti, su una serie di regole che si pongono l’obiettivo di preservare l’armonia di un campo coltivato

Il metodo biodinamico rispetta la terra, i tempi della natura, il susseguirsi delle stagioni, ma anche le qualità specifiche delle specie vegetali e animali.

Inoltre, secondo il metodo biodinamico, la fertilità del terreno deve essere ottenuta solo ed esclusivamente con mezzi naturali. I concimi utilizzati sono infatti biologici e derivano da un attento processo di selezione.

Vengono pertanto aboliti fertilizzanti minerali sintetici e pesticidi chimici, a favore di prodotti a basso impatto ambientale. La base ideale per creare un’unità biodinamica sarebbe infatti prevedere nella propria azienda agricola un allevamento di bestiame per produrre i concimi in sicurezza e in piena autonomia.

 

Demeter International

L’associazione Demeter International è l’organismo privato non-profit di certificazione dell’agricoltura biodinamica. 

L’ente rappresenta più di 3000 produttori in oltre 30 paesi. Il nome dell’associazione, simbolico ed evocativo, deriva dalla dea greca Demetra che, nell’Antichità, presiedeva alla natura, ai raccolti e alle messi.

Demeter International nasce nel 1997 in seno a dieci organizzazioni di paese operanti in Europa, Africa, America e Australia con l’obiettivo di garantire una stretta cooperazione nei settori legali, economici ed etici. La sede si trova a Darmstadt, in Germania, in linea con il luogo di nascita originario del marchio.

Demeter fu infatti costituito nel 1927 da una cooperativa di agricoltori di Berlino che praticavano metodi agricoli biodinamici, rispondenti cioè le teorie antroposofiche indicate dal teosofo Rudolf Steiner per coltivare la terra. Queste teorie sono incentrate sulla visione dell’agricoltore in quanto cittadino del mondo e conservatore della vita sul pianeta. Demeter si impegna quindi a mantenere vive queste conoscenze e a tramandarle alle future generazioni.

Nel 1928 fu istituito ufficialmente il marchio Demeter, che rappresenta la prima etichettatura ecologica per alimenti biologici. Nel 1961 è stato registrato a Ginevra come marchio internazionale.

La Certificazione Demeter

La certificazione garantisce la qualità del prodotto e attesta la derivazione dei prodotti agricoli o di allevamento da metodi agricoli biodinamici.

L’associazione prevede un percorso impegnativo per l’ottenimento della certificazione Demeter, che prevede anche un rinnovo annuale.

Tale certificazione richiede, infatti, la tutela dell’ecosistema naturale, della biodiversità, la cura del suolo, l’uso di determinati concimi, il divieto di utilizzo di prodotti nocivi e la concezione dell’azienda come organismo vivente. Il processo di verifica garantisce la conformità a suddette regole da parte di tutti coloro che decidono di aderire al marchio Demeter.

L’ente e la sua apposita certificazione sopperiscono al mancato riconoscimento dell’agricoltura biodinamica nel regolamento europeo n.848, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici. 

Entrato in vigore l’1 gennaio del 2022, il testo fa riferimento all’utilizzo di “preparati biodinamici” per la fertilizzazione del suolo ma non riconosce esplicitamente l’agricoltura biodinamica.

Vi è poi una discrepanza importante tra l’Italia e i paesi d’Oltralpe per quanto riguarda l’applicazione dei metodi dell’agricoltura biodinamica. Discrepanza che speriamo sarà risolta nel prossimo futuro.

Demeter Italia

Demeter Italia è una delle associazioni di paese operanti all’interno del circuito Demeter International. La sede si trova a Parma e si occupa di controllare la produzione, la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti biodinamici.

Si tratta di una certificazione ulteriore rispetto a quella già prevista dal Regolamento CE 834/2007 per l’agricoltura biologica.

Demeter Italia è diventata partner di ICEA per il rilascio delle certificazioni Demeter. L’accordo pluriennale stabilisce infatti che ICEA, attraverso tecnici ispettori Demeter, si occupi dei controlli e della verifica della corretta applicazione del metodo biologico (ai sensi del Regolamento CE 834/2007) e degli standard biodinamici per conto di Demeter. La domanda, infatti, perviene a quest’ultimo ente, il quale si occuperà poi di delegare le ispezioni a ICEA.

Se l’iter di valutazione ha esito positivo, Demeter emetterà il Certificato di Conformità.

Compostaggio organico: il pilastro dell’agricoltura biodinamica

Il compostaggio organico è uno dei pilastri dell’agricoltura biodinamica perché solo grazie a un sistema di compostaggio completamente naturale e rispettoso dell’ambiente è possibile tutelare il ciclo della fertilità. 

Nella preparazione di questo tipo di integratore per il terreno vengono utilizzati degli ingredienti semplici (terra, letame animale, foglie cadute, i resti delle potature, scarti della cucina), prestando attenzione alla fase di preparazione del sito e dei cumuli di compostaggio. 

Grazie all’apporto delle sostanze organiche contenute nel compost la struttura del suolo migliora, la disponibilità di elementi nutritivi aumenta e la qualità del prodotto finale è eccellente. 

La totale attenzione all’ambiente della nostra azienda passa anche dall’uso esclusivo di concimi totalmente naturali, arricchiti da compost realizzati con gli scarti delle nostre lavorazioni. 

Come si prepara il compost biodinamico? Quali sono le sue caratteristiche e quali benefici comporta per il terreno e per la vigna? 

Ne parliamo, nel dettaglio, in questo articolo. 

 

Cos’è il compost?

I compost sono dei prodotti in grado di migliorare la struttura del terreno, esaltare l’azione dei concimi e promuovere l’attività microbica: si tratta di una fra le soluzioni più economiche e sostenibili per gestire lo smaltimento dei rifiuti ed è davvero indispensabile per le coltivazioni biodinamiche.

Si ottengono dalla decomposizione di residui vegetali, scarti organici ed eventuali deiezioni animali che vengono sottoposti a processi specifici in grado di trasformarli in humus

L’obiettivo di questi processi è quello di ottenere veri integratori della fertilità del suolo

Esistono diverse tipologie di compost, la cui suddivisione avviene a partire dai diversi materiali utilizzati nella produzione. Questi materiali possono essere:

  • di natura vegetale: foglie, cortecce, scarti dell’orto, rami tritati, paglia, erba, scarti di cucina;
  • di origine animale: escrementi freschi purché provenienti da animali in buono stato di salute e che non siano sottoposti a cure antibiotiche, ma anche cuoio, lana, sangue, ossa e setole;
  • di origine minerale: qualora i materiali per il compostaggio siano omogenei nella loro composizione, si possono addizionare integratori minerali come calce idrata, alghe, argilla, basalto, lapillo vulcanico e cenere filtrata, proveniente dalla combustione di legna non trattata con vernici o prodotti chimici.

Per quanto riguarda il compost per agricoltura biodinamica, la qualità degli ingredienti è fondamentale per ottenere un prodotto naturale, privo di sostanze chimiche o di sintesi e davvero utile per il terreno. 

Il periodo migliore per occuparsi dell’attività di produzione del compost è l’autunno perché è il momento dell’anno nel quale vengono prodotti più scarti vegetali. 

Come si ottiene il compost per l’agricoltura biodinamica e che caratteristiche deve avere?

 

La preparazione del sito e i cumuli di compostaggio

La fase iniziale del processo di compostaggio biodinamico prende avvio quando i batteri iniziano a decomporre gli ingredienti all’interno del cumulo. 

Il cumulo per la produzione del compost biodinamico deve essere situato sulla terra nuda, priva di erbe infestanti per almeno mezzo metro in più della superficie occupata, in una zona semi ombreggiata: sono da evitare, però, le chiome degli alberi perché le radici potrebbero  usufruire del compost e privarlo delle sostanze nutritive. 

La prima azione da compiere è iniziare ad accumulare gli ingredienti di partenza, stratificandoli uniformemente seguendo lo schema parte secca + parte umida, facendo attenzione alla quantità di acqua inserita. Il composto non dev’essere né troppo secco, né troppo umido. 

Il cumulo viene poi ricoperto con un abbondante strato di paglia per proteggere il compost dal sole e dalla pioggia. 

Il nostro obiettivo è quello di trasformare l’intero cumulo in una risorsa, viva e ricca di nutrienti, che andrà ad alimentare il nostro terreno con un vero e proprio concentrato di energia. 

 

I fertilizzanti chimici preparati in maniera industriale, forniscono alla pianta una vera e propria bomba di sostanze nutritive, per far sì che raggiunga livelli di crescita e produzione di frutti che difficilmente raggiungerebbe in natura. L’agricoltura biodinamica punta, invece, a una crescita più attenta ai processi naturali, rispettosa dei tempi di madre natura e alla qualità della vita della pianta. 

Per questo, all’interno del compost, possono essere inseriti diversi preparati biodinamici, da adattare sulla base delle esigenze del terreno e della coltivazione.

I preparati biodinamici sono dei catalizzatori per stimolare la vitalità del compost e arricchirlo di elementi nutritivi adatti. 

I preparati possono essere spruzzati direttamente sui campi, dopo essere stati mescolati in grandi masse d’acqua oppure immessi nel cumulo per agevolare la formazione dell’humus e ne esistono 8 tipologie. 

 

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Agricoltura biodinamica: obiettivi e principi cardine

L’agricoltura biodinamica nasce ufficialmente nel 1924, quando Rudolf Steiner applica la teoria gnoseologica all’agricoltura


Il teosofo aveva elaborato questo nuovo approccio alle produzioni nei campi in risposta alle preoccupazioni dei contadini dell’epoca: dopo secoli di sfruttamento intensivo, che era iniziato già nel corso del 1600, i terreni erano sempre meno fertili e i raccolti più poveri.

Si sentiva il bisogno di un nuovo metodo produttivo che si prendesse cura della terra e capace di favorire la rigenerazione delle sue risorse nel tempo senza accelerarle artificialmente.

Ecco quindi che Steiner fondò le basi di questa filosofia che possiamo così descrivere: “un insieme di pratiche per la lavorazione agricola dei campi che considera il terreno, l’uomo, gli animali e le piante come parti integranti del cosmo, e per questo, sensibili alle sue leggi.”

Vediamo adesso quali sono i principi alla base dell’agricoltura biodinamica e gli obiettivi che si propone di perseguire.

 

I principi cardine e l’organismo agricolo

 

L’agricoltura biodinamica si basa su due concetti chiave e strettamente legati tra loro: l’organismo agricolo e l’individualità agricola.

Proprio perché questa filosofia produttiva ha una visione olistica della natura e delle forze che agiscono al suo interno, possiamo pensare alla relazione di ogni singola azienda agricola con il mondo circostante come a quella che esiste tra un organo e l’intero corpo umano: l’uno funziona e trova il suo senso di esistere nell’altro.

L’agricoltura biodinamica però si propone di rendere ogni azienda autosufficiente.

Questo comporta che ogni organismo agricolo – l’azienda appunto – debba diventare un’individualità agricola, in grado di autosostenersi e rispondere alle minacce esterne (es. inquinamento, carestie…) senza che la qualità e la quantità dei raccolti diminuisca.

 

 

Agricoltura biodinamica: gli obiettivi principali

 

Se è vero che l’obiettivo principale dell’agricoltura biodinamica è di produrre alimenti con cura, in modo da restituire la stessa attenzione all’uomo e alla Terra, esistono ulteriori motivazioni che spingono, ogni giorno, nuovi contadini a scegliere i suoi metodi produttivi.

  1. Rispetto per i ritmi naturali

    Gli agricoltori si adattano al cambio delle stagioni, interpretano il movimento degli astri e della Luna, sfruttano ciò che gli viene concesso dalla natura limitando il loro intervento.

    Non si accelerano e non si rallentano i tempi produttivi, tutto rispetta l’idea secondo cui la natura non debba essere governata ma, tutt’al più,  assistita nel suo svolgersi.

    Oltre a questo, i contadini possono attingere anche alle sapienti conoscenze tramandate da chi, prima di loro, ha lavorato gli stessi campi, contribuendo a preservare la tradizione del territorio.

  2. Zero chimica

    Un altro obiettivo dell’agricoltura biodinamica è quello di non utilizzare sostanze sintetiche realizzate in laboratorio con il fine di migliorare i raccolti.

    Questo è possibile perché in natura è già presente tutto ciò di cui si necessita per prendersene cura.

    Grazie ai preparati biodinamici – che possono essere da cumulo o a spruzzo – a base di fiori, piante, minerali, letame e scarti animali di altro genere, si stimola la produzione di un humus molto più ricco che non ha bisogno di essere integrato con ulteriori sostanze artificiali.

    Per quanto riguarda i pesticidi, anche questi non vengono adoperati nelle coltivazioni biodinamiche: è già sufficiente l’intervento dei predatori naturali per ridurre l’azione degli insetti nocivi.

  3. Produzione circolare

    Altro obiettivo dell’agricoltura biodinamica, è quello di attuare una produzione circolare che sappia trasformare ogni scarto in nuova risorsa riutilizzabile.

    Ciò è possibile perché l’individualità agricola è un ecosistema autosufficiente in cui sono presenti tutti gli elementi per la sua sussistenza:

    Da una parte, gli animali – bovini, ovini… – forniscono concime, i loro zoccoli rimescolano la terra durante il pascolo e, brucando l’erba, rimuovono le piante infestanti; dall’altra parte, le colture stesse generano scarti che possono essere reintegrati nel ciclo produttivo.

    Animali e piante, grazie all’intervento non invasivo dell’uomo, vivono così in un equilibrio olistico in cui ogni elemento svolge un ruolo fondamentale per la sopravvivenza dell’ecosistema.

     

Inoltre, un ulteriore obiettivo dell’agricoltura biodinamica è la salvaguardia dell’ambiente: è importante che il terreno, l’acqua e l’aria rimangano puliti affinché le piante e gli animali siano sani, e i raccolti rigogliosi e saporiti.

Possiamo concludere affermando che questa filosofia di produzione è ecosostenibile e dal basso impatto ambientale.

 

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