Impronta di carbonio: confronto tra la produzione di un vino biodinamico e biologico
Nel mondo del vino e dell’agricoltura in genere, la sostenibilità ambientale sta diventando sempre più un tema centrale e di forte preoccupazione, percepito in particolare dalle generazioni più giovani, ma non solo da quelle. Parlando di sostenibilità, non possiamo non menzionare anche l’impronta di carbonio.
L’impronta di carbonio è lo strumento che ci consente di individuare quelle aree dove è possibile ridurre le emissioni, al fine di promuovere una maggiore responsabilità ambientale.
Qual è la fase più critica nel ciclo di vita del vino?
Il packaging, che contribuisce in media all’85% per ognuna delle 18 categorie d’impatto.
Sorprendentemente infatti, considerati tutti gli elementi che riguardano il ciclo di vita del vino, la produzione delle bottiglie di vetro si è rivelata la fase più impattante.
La produzione di articoli in vetro è un processo che contribuisce fortemente all’intera impronta energetica rilasciata al pianeta nella produzione del bene, quindi la bottiglia nel momento in cui è pronta per essere spedita e venduta.
Numerose ricerche dimostrano come l’adozione di bottiglie più leggere possa contribuire notevolmente a ridurre l’impronta ambientale di un vino nella sua fase di commercializzazione e trasporto.
Noi del team Menti, al momento di questo studio, avevamo già scelto di minimizzare quanto più possibile l’impatto grazie all’utilizzo di una bottiglia di soli 415 grammi: un recipiente ben più leggero rispetto alla media di quelle reperibili in commercio per i vini frizzanti. Mettendo in luce invece uno dei nostri vini fermi, l’impronta sarebbe stata ancora minore, in quanto i vigneti da dove provengono i vini fermi sono attigui all’azienda e quindi necessitano di minore movimenti logistici. Inoltre, le nostre bottiglie per i vini fermi, hanno un peso che varia dai 350 ai 360 grammi.
A seguire, come seconda e terza fase più impattanti per l’ambiente, sono state evidenziate l’insieme dei processi che prevedono l’uso di macchinari agricoli, l’utilizzo di fertilizzanti (seppur naturali), ed i materiali scelti per la costituzione dell’impianto del vigneto.
Con i risultati di questo studio, possiamo confermare quanto l’adozione della viticoltura biodinamica si dimostrati di fondamentale importanza per ridurre gli impatti ambientali. Limitando l’uso di fertilizzanti e composti chimici, nella nostra azienda agricola Menti siamo stati in grado di raggiungere un’impronta ambientale significativamente inferiore rispetto alla produzione convenzionale e anche biologica.
Da questa ricerca inoltre, è emerso che nella sola fase della viticoltura i nostri impatti ambientali sono in media il 66% più bassi rispetto al campione di vino biologico prodotto in Veneto che per coerenza del ricercatore, era anch’esso stato scelto a Gambellara.
Concludiamo questo articolo condividendo un pensiero in cui crediamo fortemente e a cui si lega anche il nostro PERCHÈ: lavoriamo e operiamo in questo modo perchè vogliamo lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo ereditato dai nostri genitori. Per questo motivo, secondo noi le cantine e aziende agricole hanno e avranno un ruolo sempre più cruciale nell’ambito di leadership e di esempio, con l’obiettivo di produrre un vino e/o un prodotto agricolo quanto più sostenibile per noi e il nostro pianeta.
Fonti e dati: https://www.mdpi.com/2071-1050/14/10/6281