Che cos’è un wine club?

Il concetto di wine club nasce negli Stati Uniti nel 1972 da un’idea di Paul Kalemkiarian (farmacista armeno, emigrato in America e appassionatosi qui di vino), quando creò il “Wine of the Month Club”.  Si trattava di un abbonamento con il quale ogni mese proponeva ai suoi clienti un vino bianco e uno rosso, spediti direttamente a casa per posta. Il pretesto dell’iniziativa nacque perché il farmacista non riusciva a gestire la mole di clienti che si recavano in enoteca di persona, in cerca di buoni vini a pochi dollari.

Negli ultimi anni, l’idea di spedire direttamente a casa delle bottiglie di vino ha iniziato a diffondersi anche in Europa. In Italia in particolare, si è registrato un vero e proprio boom nel 2020 durante la pandemia del Covid-19, complici le restrizioni e l’impossibilità di muoversi da casa.

Ma tu sai di che cosa si tratta un wine club?

Vieni a scoprirlo!

Che cosa sono?

I wine club sono delle associazioni di grandi amanti di vini che, con cadenza regolare, ricevono e condividono (di persona o a distanza) bottiglie esclusive ed esperienze legate alla passione comune. 

Questi club, che fanno dell’unicità e l’esclusività le principali caratteristiche, possono essere composti da gruppi di semplici appassionati o dalle stesse cantine; gli elementi in comune sono il protagonista del gruppo, il vino e l’organizzazione ad abbonamento.

Come funzionano?

È la scelta di un “pacchetto” di vini, ma non solo. 

L’iscrizione a questi abbonamenti consente al consumatore di godere della ricezione di bottiglie di vino direttamente a casa, con cadenza periodica. Solitamente il tipo di opzioni vanno dalla mistery box (come nel caso della nostra azienda Giovanni Menti) o alla scelta della tipologia di vini, alla frequenza di ricezione, fino alla quantità di bottiglie da ricevere.

Generalmente, oltre alla mistery box in sé, sono previsti trattamenti preferenziali per i membri, tra i quali:

  • Partecipazione a degustazioni ed eventi;
  • Accesso a bottiglie di vecchie annate;
  • Sconti da usufruire nel prossimo acquisto;
  • Merchandising.

I benefici del wine club

Non è solo un semplice abbonamento di vino, un wine club prevede anche:

  1. La possibilità di avere un approvvigionamento regolare di vini, direttamente a casa;
  2. Ricevere bottiglie a prezzi convenienti;
  3. Avere accesso a informazioni e approfondimenti sulle bottiglie ricevute, così da poter aumentare la propria conoscenza enologica;
  4. Prendere parte ad una vera e propria community di persone accomunate dalla stessa passione per il vino: condividere opinioni, scoprire nuove etichette, commentare bottiglie, dare e ricevere consigli, ecc.

Oltre ai vantaggi qui sopra citati, le cantine possono prendere anche molte iniziative per gli abbonati, come ad esempio:

  • Cena sotto le stelle in vigneto;
  • Festa in azienda in determinati periodi dell’anno, come può essere la fine di un processo importante durante la produzione del vino. Nella nostra azienda Menti a Gambellara per esempio, organizziamo il Party di fine Vendemmia, per celebrare la fine del raccolto insieme a tutti i nostri clienti e amici;
  • Eventi per il compleanno dell’azienda;
  • Aperitivi in cantina;
  • Momenti esclusivi da condividere con il team dell’azienda, come il pranzo di fine vendemmia previsto in uno tra i nostri pacchetti.

Per riassumere:

  • iscriversi ad un wine club, consente di vivere l’esperienza della degustazione del vino di una tra le tue cantine preferite direttamente a casa, con i propri ritmi e senza doversi recare in azienda o in altri luoghi fisici; 
  • ritorna utile, quindi, in quelle situazioni in cui non si riesca a trovare abbastanza tempo libero per trascorrere una giornata fuori porta, nella vita frenetica di tutti i giorni, oppure si preferisca condividere del buon vino in ottima compagnia rilassandosi dove si preferisce;
  • Può portare alla nascita di una community e di nuove amicizie, legate ad un brand o a determinate etichette, soprattutto in occasione di eventi, incontri o momenti organizzati in azienda e dedicati agli abbonati del wine club.

Sebbene tutto ciò non possa sostituire l’esperienza della visita in azienda e la degustazione dei vini guidati dagli esperti del settore, il wine club ne rappresenta comunque una valida alternativa casalinga.

Anche noi, nel nostro sito web menti.wine, abbiamo creato una sezione dedicata al Menti Wine Club. 

Entrare a farne parte è semplicissimo, ti basterà seguire pochissimi passaggi. Scopri i nostri pacchetti, scegli quello più adatto a te e abbonati. Non dovrai fare altro che attendere le tue wine mistery box e gustare le bottiglie Giovanni Menti dove e con chi vuoi!

E ricorda, prima regola del wine club: parlare sempre del wine club!

Esperienze in cantina: che visitatore sei?

Visitare una cantina significa rientrare in modo astratto in una precisa tipologia di visitatore, variabile in base agli interessi personali, alla professione oppure per via della curiosità nel settore enologico.

Per chi possiede una cantina oppure ci lavora e conduce le esperienze, saper suddividere correttamente gli ospiti in arrivo è essenziale perché va a beneficio del visitatore stesso e al risultato dell’esperienza.

Così facendo, si possono adattare le spiegazioni e lo storytelling in base agli interessi e competenze della persona ospitata. Soltanto in questo modo si riuscirà ad instaurare un rapporto positivo con essa. 

Tu sai già a che categoria di visitatore appartieni?

Scopriamolo insieme!

Macro categorie di enoturisti

Per iniziare a dividere le varie categorie, partiamo con una selezione più ampia di persone, suddivise così:

  • Gli esperti: wine lovers che hanno frequentato corsi specializzati del settore;
  • Gli addetti alla professione: giornalisti, sommelier, ristoratori, blogger, ecc.;
  • Gli appassionati: non possiedono una vera e propria competenza enologica;
  • I curiosi: non sono interessati al vino in quanto tale, ma al contesto;
  • I “trascinati”: coloro che fanno da accompagnatori alle categorie qui sopra citate.

Già da questa prima distinzione puoi iniziare ad immedesimarti in una di queste macro categorie, ma prima di andare nella divisione più nello specifico, bisogna soffermarsi su altre 6 categorie generali di consumatori.

Classificazione generale

Si possono suddividere i consumatori, nel modo più semplificato, nelle seguenti categorie:

  • I turisti: sono spesso alla ricerca di esperienze autentiche e tipiche del luogo che visitano. Una cantina può offrire loro l’opportunità di scoprire i segreti della produzione del vino, assaggiare i vini locali e godere della bellezza della campagna circostante. La maggior parte dei visitatori che rientrano in questa categoria non è molto esperta di vini, ma vuole semplicemente passare una giornata diversa dalla routine quotidiana;
  • Gli appassionati di vino: sono visitatori molto più esigenti e competenti nell’ambito enologico. Sanno già molto sulla produzione e sui diversi tipi di vino, quindi, sono coloro che desiderano approfondire la loro conoscenza visitando cantine e degustando vini. Molto spesso sono alla ricerca di prodotti rari e poco conosciuti e possono essere molto critici nel giudicarne la qualità, essendo che hanno già le idee ben chiare sui propri gusti;
  • I clienti: rientrano coloro che conoscono già la cantina che visitano e anche i suoi vini, tornano regolarmente a fare rifornimento in cantina dato che apprezzano ciò che produce. Essendo visitatori fedeli della cantina, alcuni produttori di vino organizzano eventi speciali esclusivamente per i loro clienti, come degustazioni private o visite guidate a spazi non aperti al pubblico;
  • I gruppi organizzati: sono spesso composti da persone che hanno in comune un’attività o un interesse, come ad esempio i membri di una società enologica o di un club di degustazione vino. Coloro che appartengono a questa categoria, solitamente, sono molto interessati alla conoscenza dei vini e alla loro cultura, quindi, cercano di approfondire la loro conoscenza attraverso visite guidate e degustazioni;
  • I visitatori occasionali: sono coloro che arrivano in cantina casualmente, o quasi. Potrebbero aver deciso all’ultimo di intraprendere quest’esperienza per via di raccomandazioni da persone o azioni pubblicitarie, sia online (su Google o social networks) che offline (come indicazioni stradali). Solitamente sono meno esperti di vino rispetto agli appassionati, ma possono comunque essere interessati ad assaggiare alcuni prodotti locali e a scoprire la cantina;
  • I visitatori aziendali: sono spesso rappresentanti di ristoratori, bar, enoteche e altre realtà del settore. Visitano la cantina per acquistare vini e venderli nei loro locali o negozi. Tendono ad essere molto esigenti perché cercano vini di alta qualità e unici, essendo che si devono differenziare dalla concorrenza.

Successivamente a questa divisione, possiamo passare a conoscere le varie tipologie più nello specifico.

Appassionati di vino in cerca di cantine

Ecco una selezione di otto categorie nelle quali potresti sentirti affine.

  • IL LOOK MANIAC: dimostra particolare interesse per la visita di cantine e altre location legate al mondo del vino, non tanto per l’esperienza enologica in sé, ma piuttosto per la possibilità di scattare foto da condividere sui social media. Egli è spesso alla ricerca di posti unici e “instagrammabili”, con un’estetica accattivante e una storia interessante da raccontare attraverso i loro canali social;
  • IL TRADIZIONALISTA: ha una forte attrazione verso la tradizione e i valori del settore vinicolo, ma che è comunque aperto a ricevere consigli e suggerimenti da parte degli esperti del settore. È una persona solitamente attenta alla qualità dei prodotti e alle tecniche di produzione tradizionali, ma è anche disposta ad ascoltare e a considerare nuove idee e proposte;
  • IL CONSERVATORE INTEGRALISTA: ha le idee molto chiare e fisse riguardo a ciò che gli piace e non, quindi non è molto propenso ad accettare consigli o suggerimenti dagli altri. Abitudinario e poco incline a sperimentare cose nuove, è un visitatore che preferisce rimanere fedele a ciò che già conosce e apprezza;
  • L’INFORMIVORO: ama informarsi costantemente sul mondo del vino, utilizzando sia strumenti digitali che corsi di formazione e relazioni con gli esperti del settore. Egli è molto attento a ciò che gli viene detto durante la visita e ha una grande curiosità verso tutte le fasi di produzione, dall’agricoltura in vigneto all’imbottigliamento;
  • LO SHERLOCK DIGITALE: è colui che prima di visitare l’azienda si informa attentamente sui siti web e sui canali social dell’azienda, in modo da arrivare preparato alla visita. Questa categoria ha una forte predisposizione per la ricerca di informazioni e la preparazione preventiva, così che gli risulti più piacevole l’esperienza;
  • IL FRIEND FOLLOWER: segue già da tempo le pagine dell’azienda e ha già avuto modo di degustare e apprezzare i loro vini. È un cliente fedele e appassionato, che si identifica con i valori dell’azienda e ne apprezza la qualità dei prodotti;
  • IL FAST SHOPPER: vuole soddisfare immediatamente la sua curiosità o il suo interesse nei confronti dei vini dell’azienda. Egli è un visitatore spesso alla ricerca di novità, che ama provare cose nuove e che non ha paura di fare acquisti rapidi e improvvisati;
  • L’INFLUENZABILE: si avvicina al mondo del vino con poca conoscenza o esperienza, cerca quindi consigli utili per fare un buon acquisto. È solitamente molto attento alle opinioni degli esperti del settore e dei suoi amici/conoscenti, cerca di farsi un’idea chiara e precisa prima di un acquisto.

In conclusione, i visitatori di una cantina possono essere molto diversi tra loro, in base ai loro obiettivi e preferenze. Nonostante ciò, tutti loro hanno in comune il desiderio di scoprire la cultura del vino e di assaggiare vini di alta qualità.

Tra tutte le categorie elencate fino ad ora, dovresti esserti fatto un’idea più precisa su che tipo di visitatore ti senti di appartenere maggiormente: questo potrebbe implicare l’appartenenza ad una o più categorie insieme.

Se, invece, ancora non hai identificato chiaramente a che gruppo appartieni, vieni a visitarci in cantina a Gambellara e prenota una degustazione direttamente online dal nostro sito, così da scoprire a che categoria/e fai parte!

Se, invece, ti senti un po’ uno “sherlock digitale” e non ci segui ancora su Instagram o Facebook e iscriviti alla nostra newsletter: fallo ora! Così da non perderti nessuna novità sulla nostra cantina Giovanni Menti di Gambellara.

L’enoturismo: le nuove tendenze degli appassionati di vino

L’enoturismo è un fenomeno nato in Italia circa 30 anni fa, dal lavoro promozionale di due stimate associazioni: Città del vino (1987) e Movimento del turismo del vino (1993), che con diversi eventi hanno aperto le porte alle cantine, consentendo quindi a tutte le persone di vivere personalmente l’esperienza del vino, conoscendo la storia, origini e territorio.

Il successo, che ha fatto il vero boom negli ultimi anni, è stato favorito dalla possibilità di viaggiare e di vivere un’esperienza unica e personale.

L’Italia vanta di una capitale del vino all’interno del panorama mondiale dell’enoturismo ed è la città di Verona.

Ma andiamo a scoprire più nello specifico di cosa si tratta!

Cos’è l’enoturismo?

Non esiste una definizione universale, perché l’enoturismo in Italia comprende un’ampia fetta di esperienze che variano di territorio in territorio, riflettendo il grande patrimonio enogastronomico del paese. In generale, si potrebbe dire che l’enoturismo è una forma di turismo tematico che pone al centro dell’attenzione il vino e la sua produzione. Esiste in tutto il mondo e va oltre la semplice degustazione di vini, in quanto vengono anche proposte esperienze uniche che rientrano sempre nell’ambito, come:

  • Degustazioni guidate di vino (wine tasting);
  • Visite all’interno della cantina;
  • Tour guidati nei vigneti;
  • Assaggi di prodotti e sapori locali;
  • Visite alla scoperta del territorio;

Identikit dell’enoturista

L’enoturista è colui che pratica enoturismo e visita le cantine in diversi periodi dell’anno. Una persona che ha un modo di viaggiare indipendente e che mette all’interno del suo viaggio un’offerta specifica sul vino, spesso integrata alla cultura, al benessere piuttosto che alla natura.

L’enoturista è una persona che ricerca il vino di un territorio, vuole conoscere personalmente l’azienda che lo produce e desidera farselo raccontare direttamente dal produttore, quindi, si può definire anche una persona curiosa che vuole sapere cosa c’è dentro e dietro la bottiglia e che ha voglia di comprendere le caratteristiche del vino degustato.

L’enoturista è un appassionato di vino, una persona comune che sta attenta alla tavola, alla salute e al territorio.

Vino e turismo

L’enoturismo e la passione per il vino diventano strumenti per conoscere, promuovere ed apprezzare maggiormente il territorio in cui viene prodotto, al fine di scoprire la storia della famiglia e delle cantine, oltre che le sue origini più autentiche.

Negli ultimi anni questo fenomeno ha registrato una forte crescita e le ragioni per cui è così popolare sono molte. Innanzitutto, il vino è da sempre associato al relax e al piacere, ed è quindi una forma di turismo che tende ad abbandonare la vita frenetica della città e di godersi la bellezza dei paesaggi rurali. In secondo luogo, l’enoturismo è una forma di turismo sostenibile, che valorizza le risorse locali e contribuisce alla conservazione della natura e delle tradizioni. 

Enoturismo in Italia

I dati sull’enoturismo in Italia nel 2022 segnano numeri positivi e mostrano un settore in salute che, dopo la pandemia, sta recuperando il terreno perso. Sono stati fatti numerosi studi e ricerche sul tema e tra questi è presente un’analisi condotta da Coldiretti/Ixè che mostra come sei italiani su dieci in vacanza scelgano di visitare cantine, frantoi o agriturismi.

Il nostro paese poi vanta di un vero e proprio patrimonio enogastronomico data la presenza di molti prodotti con marchio DOP/IGP riconosciuti a livello comunitario e altrettanti vini DOC/DOCG. Per non parlare della grande presenza di aziende che producono prodotti biologici e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati (OGM).

Le mete italiane preferite dagli enoturisti sono: Toscana, Lazio, Veneto, Campania e Sicilia; ma comunque si parla di un trend che si evolve e si modifica anno per anno.

Ad ogni modo, l’Italia si ritrova ad essere sul podio tra i paesi prediletti per l’enoturismo nel mondo.

Enoturismo all’estero

A livello enogastronomico il nostro paese non teme confronti, ma comunque anche all’estero è presente un buon giro di enoturismo. Ecco degli esempi:

  1. Regione di Bordeaux (Francia):il podio non può che essere occupato dal paese che storicamente contende all’Italia il primato mondiale nel settore vinicolo, cioè la Francia e le sue numerose regioni rinomate per i loro vini. I percorsi più famosi sono la Route des Vines dell’Alsazia, gli itinerari tra i vigneti della Borgogna, ma soprattutto quelli di Bordeaux;
  2. Sonoma County (California). La più importante regione vinicola degli Stati Uniti, si trova in California e grazie alle sue particolari condizioni geografiche e climatiche, le aziende li presenti offrono una grande varietà di vini;
  3. Vale Do Douro (Portogallo). Per rimanere in Europa, un’ottima soluzione è rappresentata dalla zona vinicola portoghese, dove viene prodotto il prestigioso Porto;
  4. Il distretto di Cape Winelands (Sud Africa). Produce un miliardo di litri all’anno di vino e sono presenti parecchi ettari di vigneti, infatti, il Sud Africa è uno dei principali produttori vitivinicoli al mondo. Il modo migliore per scoprirli tutti è percorrere la Wine Route, dove si trova il distretto di Cape Winelands, cioè il cuore dell’industria vinicola locale;
  5. Mendoza (Argentina). Possiede un’antica tradizione vitivinicola dal 16° secolo, quando i coloni spagnoli decisero di piantare i primi vigneti. La provincia di Mendoza è la più importante zona vinicola del paese sudamericano e già da alcuni anni risulta essere una rinomata destinazione dell’enoturismo internazionale;

Criticità dell’enoturismo

Come il detto dice: “Non è tutto oro ciò che luccica”, anche nell’enoturismo si vengono a riscontrare delle criticità in vari ambiti, ecco un piccolo elenco di esempi:

  1. Impatto ambientale: può aumentare la produzione di rifiuti e consumo idrico;
  2. Sovraccarico turistico: può portare ad un aumento del numero di turisti in determinate zone, creando sovraffollamento, intasamenti del traffico e danni alla struttura urbana;
  3. Effetti sulla comunità locale: la presenza di turismo di massa influenza la vita quotidiana delle comunità locali;
  4. Impatto sulla produzione di vino: l’aumento del turismo può mettere a rischio la produzione del vino, considerando che la pressione turistica può richiedere maggiore produzione, influire sulla qualità del prodotto e creare una dipendenza economica dal turismo;
  5. Rischi per la sicurezza alimentare: essendo che l’enoturismo comporta la degustazione di vini e la visita alle cantine, ciò può aumentare il rischio di contaminazione alimentare se non si seguono le giuste precauzioni;
  6. Sostenibilità economica: l’enoturismo può avere un impatto economico positivo sulla zona, ma può essere anche insostenibile a lungo termine se non viene gestito in modo sostenibile;

 

In conclusione, l’enoturismo può offrire grandi opportunità di sviluppo per le regioni vinicole, ma è anche importante considerare le criticità che ne derivano.

È fondamentale trovare un equilibrio tra la promozione del turismo e la protezione dell’ambiente, la sostenibilità economica e l’impatto sulla comunità locale. Per fare ciò, gli operatori turistici devono collaborare per poter così sviluppare delle strategie di gestione del turismo che tengano conto di tutte le parti interessate e che garantiscano una gestione sostenibile dell’enoturismo. 

Solo in questo modo si potrà sfruttare al meglio il potenziale del turismo enologico, contribuendo contemporaneamente allo sviluppo sostenibile delle zone vinicole.

Anche la nostra cantina offre molte esperienze tutte da scoprire, segui i nostri profili social: Instagram e Facebook, così da rimanere sempre aggiornato sulle novità proposte, oppure iscriviti alla nostra newsletter.

Vieni a scoprire la nostra cantina e i vigneti coltivati con il metodo biodinamico. Fatti accompagnare dallo staff Menti che ti coccolerà per tutto il percorso raccontandoti la storia dell’azienda partendo dal campo e, infine, ti delizierà con una degustazione dei nostri vini migliori. Prenota subito la tua esperienza nella nostra cantina di Gambellara! 

Vino bianco e pesce: come scegliere il giusto abbinamento

Se stai organizzando una cena in casa a base di pesce o ti hanno invitato a cena da amici, una delle prime cose a cui devi pensare è l’abbinamento del vino.

Ma come scegliere il giusto vino bianco per pesce? Non è un’impresa facile, ma ci sono alcune linee guida che possono aiutarti.

La regola fondamentale è abbinare il corpo del vino alla struttura della pietanza. Quindi, se hai un piatto con una cottura delicata, opta per vini freschi ed eleganti. Al contrario, se il piatto richiede una preparazione più elaborata, scegli vini di maggiore struttura e complessità.

Se sei alla ricerca di una buona bottiglia di vino bianco da abbinare al pesce, la selezione dei vini proposti da Menti riesce a ricoprire e a soddisfare la maggior parte delle esigenze culinarie nel momento in cui il pesce funge appunto da protagonista.

Scopriamo insieme alcune delle nostre combinazioni preferite.

 

Perché il vino bianco è la scelta giusta per accompagnare il pesce

In linea di massima, quando si parla di abbinamento vino e pesce, la scelta del vino bianco è quella più gettonata.

Ci sono ovviamente delle eccezioni, ma la regola generale è questa: i piatti di pesce sono delicati e meno strutturati rispetto a quelli di carne, per cui un vino rosso, soprattutto se corposo, rischierebbe di sovrastare il sapore del cibo.  Le portate a base di pesce non sono caratterizzate dalla succulenza delle carni, per cui la tannicità dei vini rossi non è l’ideale per stimolare le papille gustative.

Inoltre, dimentica vini dolci e liquorosi: non vanno d’accordo con i piatti principali, e ancora meno con quelli a base di pesce.

Esistono numerose ricette per preparare piatti di mare e, a seconda del tipo di pesce utilizzato, del metodo di cottura e delle salse di accompagnamento, la struttura e la complessità gustativa del piatto possono variare notevolmente. Ciò significa che ci sono differenti possibilità di combinazione con il vino, a seconda del piatto che si sceglie.

 

Come creare abbinamenti perfetti?

I pesci di mare, soprattutto se pescati liberi, sono solitamente più saporiti rispetto ai pesci acqua dolce o a quelli di allevamento, per cui richiedono vini potenzialmente più strutturati come per esempio il Riva Arsiglia 2017, un vino bianco da vecchie vigne, fermentato con lieviti indigeni e che sosta un anno sui propri lieviti prima di essere imbottigliato non filtrato.

Tuttavia, la scelta del vino dipende anche dalla struttura del piatto e dal metodo di cottura.

 

Abbinamento vino bianco a differenti tipologie di cottura del pesce

Il pesce, grazie alla sua versatilità, può essere cucinato con diversi metodi, dalla griglia al vapore, passando per il forno, la frittura e la cottura in padella.

Ma quale vino abbinare a ciascuna preparazione? Se scegliamo di cucinare il pesce al vapore, lessato e servito con salse bianche o erbe aromatiche come timo e maggiorana, il vino ideale sarà un bianco secco, giovane e non troppo strutturato, che non sovrasti la tenerezza del pesce. In questo caso, consigliamo il Riva Arsiglia 2020, un vino bianco fresco e fruttato, dal profumo che rimanda a frutti freschi ed erbe aromatiche e dalla freschezza persistente, perfetto per esaltare i sapori del pesce al vapore.

Nel caso di una grigliata di pesce, invece, oltre a selezionare pesci più grassi, andremo ad aggiungere condimenti molto semplici, come un giretto di olio, sale, pepe e prezzemolo. Con questa cottura, avremo bisogno di un vino bianco più strutturato come Monte del Cuca 2020, che sia fresco, con una buona componente minerale, ma soprattutto un tannino bilanciato, che risalti e bilanci la componente affumicata della griglia, ma non sovrasti il sapore più delicato della carne del pesce.

Se invece vogliamo servire i nostri pesci con una sugo rosso, la scelta del vino diventa un po’ più complessa. In generale, consigliamo un bianco secco di maggiore struttura o un vino rosato, a seconda della complessità del piatto.

Per quanto riguarda i molluschi, invece, la scelta del vino diventa ancora più importante. Questi frutti di mare richiedono vini più morbidi e magari anche leggermente aromatici, o spumanti semiaromatici elaborati con il metodo classico.

Un vino ideale per accompagnare i molluschi potrebbe essere l’Omomorto 2018, uno spumante metodo classico millesimato brut, fermentato e rifermentato con lieviti indigeni. Grazie alla sua leggera aromaticità, questo spumante saprà esaltare la delicatezza dei molluschi senza coprirne il gusto.

Parlando di frittura di pesce invece, l’abbinamento ideale sarà Roncaie 2019: un vino frizzante, fresco leggero e dissetante, in grado di equilibrare in maniera armoniosa la grassezza tipica del fritto.

Il vino giusto per accompagnare il pesce dipende quindi non solo dal tipo di pesce, ma anche dal metodo di cottura e dalle salse in accompagnamento. Il segreto sta nell’equilibrio tra i sapori e le note aromatiche del vino e del piatto.

Con un po’ di attenzione e qualche accorgimento, è possibile abbinare alla perfezione vino e pesce per un’esperienza culinaria indimenticabile.

Abbinamento vino bianco e carne: non è impossibile!

Cosa c’è di meglio che concedersi un delizioso bicchiere di vino e un succulento taglio di carne? 

Immagina gli aromi che si diffondono nella tua cucina mentre prepari ogni componente della tua ricetta: quello delle erbe fresche, dell’aglio e della cipolla nella marinata; il profumo dolce e affumicato emanato dalla carne in cottura e quello del vino che ti riempie il naso quando ne bevi un sorso. 

Che si tratti di un appuntamento galante, di un piatto d’effetto per stupire gli ospiti o di qualcosa di speciale da gustare con amici e familiari, l’abbinamento del vino con la carne non deve intimidire. 

In questo articolo ti spiegheremo come anche il vino bianco può essere abbinato alla perfezione alla carne, basta seguire alcune semplici regole. 

 

Vino bianco e carne: alcune semplici regole 

Possiamo abbinare il vino bianco alla carne in base a due grandi criteri: il tipo di carne o la cottura. 

Infatti, base alla tipologia di carne variano anche la struttura e l’intensità che anche un bel bicchiere di bianco può valorizzare dal punto di vista del profilo aromatico. 

 

Carni bianche e vino

Quando il menù prevede carni bianche, come il pollo o il tacchino, il vino bianco è spesso l’abbinamento ideale.

Che siano arrostite, saltate o cotte alla brace, i vini bianchi possono valorizzare molto il sapore delle carni bianche, esaltandone il carattere naturale.

Si tratta di carni delicate in termini di gusto e tenere, caratteristiche che vengono esaltate dai vini bianchi soprattutto in caso di cotture alla brace. 

La scelta ideale per un’esperienza deliziosa con questo tipo di carne rimangono i vini bianchi leggeri o di media struttura.

In questo caso ti consigliamo il nostro Riva Arsiglia 2020: un bianco ricco, fresco e di grande mineralità proveniente da vigne con più di 85 anni. Un vino dai sentori di erbe aromatiche e speziati che richiamano soprattutto l’incenso, il timo e il rosmarino. 

Riva Arsiglia è un ottimo vino bianco da grande invecchiamento, può durare tranquillamente 10/15 anni mantenendo inalterate le caratteristiche che la contraddistinguono.

 

Carni rosse e vino bianco 

Le carni rosse tendono a essere caratterizzate da corposità e succulenza, il che le rende perfette da abbinare a vini rossi corposi con buoni tannini.

Tuttavia, alcuni tagli di carne come la lonza di maiale, classificata come taglio magro, sono perfetti per essere accompagnati da vini bianchi vellutati e morbidi, che ne integrino la delicatezza, specialmente se cotta al forno, senza sovrastarne il gusto. 

D’altra parte, i tagli dei bovini più giovani, come il vitello e i vitelloni, si distinguono per la loro tenerezza e si apprezzano con il vino bianco o rosso, a seconda della loro preparazione e cottura. 

Al contrario, il manzo e i bovini adulti possiedono carni meno tenere che tendono a non abbinarsi bene ai vini bianchi. 

Per quanto riguarda la selvaggina, poi, meglio optare per vini di buon corpo e invecchiati a lungo

Il vino bianco è l’accompagnamento perfetto anche per un tagliere di salumi, perché in grado di completare la varietà di sapori presenti sul tagliere, dal dolce e affumicato al piccante e salato.

 

Abbinare il vino in base alla cottura della carne 

Quando si parla di abbinamento tra vino bianco e carne, il tipo di cottura è un fattore chiave. 

A seconda del gusto e della consistenza desiderata, i vini bianchi possono essere abbinati a carni cucinate in modi diversi. 

Per le carni crude, come la tartare di manzo o i carpacci, i vini bianchi profumati e di buona complessità, giovani e freschi, sono un’ottima scelta perché si sposano bene con la tendenza acida della carne. 

I vini bianchi sono adatti anche alle carni grigliate. Nel caso di carni più grasse come il maiale, abbiniamo bollicine in grado di pulire il palato; nel caso di tagli magri cerchiamo vini freschi dal sapore lievemente acidulo. 

Infine, nel caso di stracotti e brasati, meglio optare per vini datati, in grado di esaltare la complessità del piatto. 

Un esempio perfetto è il nostro Monte del Cuca 2019: di colore arancione, che nella sua vinificazione attraversa un periodo di macerazione sulle bucce. 

Viene imbottigliato senza essere filtrato dopo un anno di riposo sui propri lieviti.

Affinato dentro a botti di legno di slavonia, questo vino si caratterizza per dei sentori di frutta matura, di miele e da un accenno leggero di spezia più pieno e intenso. 

Non mancano di certo note minerali, tanniche e una buona acidità. 

L’anno in più di ulteriore affinamento in bottiglia rende ancora più distinto il corpo di questo vino, che si presta a un abbinamento strutturato come quello con il brasato.

Se vuoi stupire i tuoi ospiti con un’interessante combinazione di vino bianco e carne, tieni presente che il tipo di cottura ha un ruolo importante nel creare la giusta miscela di sapori e aromi.

Vino e tartufo: gli errori da non fare

Scegliere il giusto vino per tartufo, bianco o nero, non è semplice soprattutto se si ignorano alcuni aspetti fondamentali dell’uno e dell’altro prodotto. Da un punto di vista enogastronomico, infatti, un abbinamento tartufo-vino non corretto rischia di compromettere in modo irreparabile il pregiato sapore di ognuna di queste due eccellenze italiane che, soprattutto nel caso del tartufo, hanno un valore economico rilevante.

Ti invitiamo quindi a leggere i prossimi paragrafi, nei quali illustreremo le cose importanti da sapere sia sul vino che sul tartufo e, di conseguenza, quali sono gli errori da evitare in fase di abbinamento. 

 

Vino e tartufo: energia della terra

Prima di scegliere il vino per tartufo, dobbiamo considerare che sia vino che tartufo hanno in comune una particolare energia che deriva proprio dal loro stretto legame con la terra.

Il tartufo, in special modo, è un tipo particolare di fungo cosiddetto ipogeo (dal greco hypogaeum, sotto terra) e infatti nasce e si sviluppa interamente nel sottosuolo. A differenza dei funghi classici, le cui spore si disperdono nell’ambiente circostante grazie al vento e alla pioggia, le spore dei tartufi restano sotto terra e si diffondo solo grazie ad altri organismi viventi che, nutrendosene, le portano poi in giro. 

Anche forma e sapore di funghi e tartufi sono completamente differenti. 

In questo articolo trovi un’utile guida all’abbinamento funghi-vino che, ovviamente, si distacca dalle indicazioni sull’abbinamento tartufo-vino proposte di seguito.

Anche il vino, in un contesto strettamente biodinamico come quello creato oltre un secolo fa a Gambellara, in Veneto, da Menti, ha un rapporto estremamente profondo con la terra, dalla quale trae tutta la sua antica forza e la sua naturale essenza. Pertanto, quando abbiniamo vino e tartufo, dobbiamo riuscire a combinare energie complesse e vigorose in modo armonioso ed equilibrato.    

 

Vino, tartufo e stagionalità

Un altro aspetto fondamentale da valutare nella scelta del vino abbinato al tartufo è l’intrinseca connessione di questi due prodotti con il concetto di stagionalità, secondo il quale la natura ci fornisce spontaneamente gli alimenti necessari al benessere del nostro organismo, solo in determinati periodi dell’anno (ciò spiega, ad esempio, le arance con la vitamina C, in inverno o le angurie ricche di acqua, in estate).  

Per quanto riguarda il vino, nel nostro articolo sulla vendemmia biodinamica e sui tempi di maturazione dell’uva abbiamo evidenziato come la filosofia biodinamica tenga in grande considerazione il rispetto dei cicli della vita, intesi anche come il naturale susseguirsi delle stagioni, senza nessuna forzatura che ne acceleri o ne rallenti il ritmo per raggiungere, ad esempio, un grado zuccherino ben preciso.

Pertanto, i vini prodotti applicando questi principi, come accade per i vini di Menti, non conoscono nessuna manipolazione chimica o biotecnologica, né in vigna né in cantina. Di conseguenza, racchiudono in sé tutti i sentori e la salubrità che la terra e la vite conferiscono ai grappoli d’uva da cui derivano nel momento preciso della raccolta.

Ancora più evidente è la relazione tra stagionalità e tartufo.

Come noto, infatti, in natura si trovano tantissime specie diverse di tartufo, raggruppate in due macro categorie: tartufo bianco e tartufo nero.

In base a ogni singola specie, la raccolta del tartufo segue calendari stagionali molto rigidi che, oltre a rispettare la naturale maturazione del tartufo e delle sue caratteristiche organolettiche, ne garantisce anche la regolare proliferazione nel terreno circostante.

 

I tartufi, come i vini, non sono tutti uguali

Così come per i vini, che esistono in tante varietà, origini e metodi di produzione differenti e che vanno ben conosciuti e compresi per distinguerne la qualità e l’impiego, anche per i tartufi è importante saper riconoscere una specie dall’altra. In questo modo, sarà più facile comporre il corretto abbinamento vino-tartufo bianco o vino tartufo nero, estivo o di altro tipo, come indicato di seguito. 

 

Tartufo bianco 

Esistono due varietà di tartufo bianco:

  • Tartufo bianco d’Alba (Tuber Magnatum), il più pregiato in assoluto, che si raccoglie da settembre a fine dicembre;
  • Tartufo Bianchetto (Tuber Borchii Vittadini) detto anche Marzuolo, è molto popolare e gradevole, seppur meno pregiato e viene raccolto tra gennaio e aprile.

In cucina, il tartufo bianco viene utilizzato solo ed esclusivamente a crudo. Il suo sapore intenso e penetrante, infatti, rischierebbe di disperdersi a causa della temperatura di cottura.

 

Tartufo nero

Delle numerose specie di tartufo nero, solo alcune sono commestibili. 

Tra esse, le più diffuse in commercio sono: 

  • Tartufo nero pregiato (Tuber Melanosporum Vittadini), noto anche come Tartufo di Norcia, è il più prelibato tra i tartufi neri e si raccoglie tra metà novembre e metà marzo;
  • Tartufo nero invernale (Tuber Brumale Vittadini), profumato e dal gusto intenso, si raccoglie tra dicembre e marzo;
  • Tartufo nero estivo (Tuber Æstivum Vittadini), più delicato e versatile, si raccoglie tra maggio e settembre; 
  • Tartufo nero liscio (Turber Macrosporum Vittadini), molto meno conosciuto ma altrettanto gustoso, si raccoglie tra settembre e dicembre.

 

In cucina, il tartufo nero può essere utilizzato anche in cottura, facendo però attenzione a non usare temperature troppo elevate e per un tempo prolungato.

 

Abbinamento vino – tartufo: errori da evitare

Avendo acquisito qualche nozione in più sulle caratteristiche di vino e tartufo, rivolgiamo ora la nostra attenzione agli errori più comunemente diffusi nella di scelta del vino per tartufo, bianco o nero. 

  • Non bisogna scegliere il colore del vino, bianco o rosso, in base al corrispondente colore del tartufo, quindi vino bianco con tartufo bianco e vino rosso con tartufo nero. La regola principale nella scelta del vino per tartufo bianco o nero è che, a prescindere dal colore, il primo non deve mai sovrastare il secondo, evitando quindi un vino troppo corposo e aromatico che potrebbe coprire il profumo delicato e il sapore persistente del tartufo.
  • Non bisogna trascurare gli altri ingredienti della ricetta sulla, o nella, quale il tartufo viene utilizzato. Il tartufo, spesso, viene aggiunto come tocco finale, che avvolge l’intera preparazione. Tuttavia, anche gli altri sapori del piatto vanno considerati con attenzione al momento della scelta del vino, altrimenti si rischia di disperderli. 
  • Bisognerebbe evitare le bollicine, che potrebbero sovrastare il gusto del tartufo. Al massimo, si consiglia uno spumante morbido, fermentato con Metodo Classico: un buon abbinamento vino-tartufo nero estivo, invernale e liscio. 
  • Come vino abbinato al tartufo non bisogna sceglierne uno invecchiato in barrique poiché il sentore di vaniglia che ne deriva sarebbe in netto contrasto con il gusto forte del tartufo.  

 

Consigli finali

Per concludere, ecco qualche consiglio utile per un corretto abbinamento vino-tartufo bianco e vino-tartufo nero.

  • Con il tartufo bianco è meglio scegliere un vino poco strutturato e poco aromatico, dal profumo delicato e, se rosso, non troppo tannico. 
  • Con il tartufo nero, se usato in cottura, ci si può spingere verso un vino più invecchiato e avvolgente, che accompagna anche i sapori derivati dagli altri ingredienti del piatto.

A nostro parere, il vino più indicato a questo abbinamento è Riva Arsiglia e nello specifico l’annata 2018, reduce da piovosità primaverili ed estive che ne accentuano freschezza e aromaticità.

 

In generale, una conoscenza approfondita delle caratteristiche dei prodotti che desideriamo abbinare favorisce sicuramente una scelta appropriata degli stessi. Ciò vale, in modo particolare, per il vino che è oggi disponibile sul mercato in tantissime varietà diverse, a volte difficili da distinguere in modo corretto. Per questo motivo, è meglio rivolgersi sempre a produttori esperti e competenti come Menti Wine che, da oltre cent’anni, a Gambellara, sulle colline tra Vicenza e Verona, produce vini biodinamici, completamente naturali, pieni di forza e perfetti per abbinamenti con prodotti ricchi di altrettanta energia come il tartufo.

Scopri i nostri vini.

Vino e brasato: tutto quello che devi sapere

Di origini piemontesi, ma ormai famoso da anni in tutto lo stivale, il brasato è un piatto a base di carne cotta lentamente nel vino, spesso servito insieme alla polenta.

Stiamo parlando di una pietanza tipicamente invernale che necessita di molto tempo per la preparazione ma che ci permette poi di gustare della carne estremamente morbida.

 

Brasato: come si cucina e quali sono i tagli migliori

Il primo step per la cottura del brasato prevede la marinatura: con questo termine si intende l’immersione della carne in un liquido composto da vino, oli e aromi quali erbe e spezie.

Arriva poi il momento della cottura, temperatura media e tempi lunghi: solo in questo modo il collagene si scioglie e la carne diventa morbida e gustosa.

Non meno importante è l’aspetto visivo: per presentare e servire al meglio il piatto bisogna prestare attenzione al fondo di cottura, che va frullato, ridotto e disposto sulle fette di brasato come una salsa.

Una ricetta nata in Piemonte non può che prediligere l’uso di carni nostrane, come lo è la carne bovina di razza fassona.

Spalla e coscia sono, senza alcun dubbio, i migliori tagli di carne per fare il brasato grazie alle numerose nervature e alla materia grassa: il “cappello del prete” (la zona della spalla) è certamente il più indicato.

 

Le origini del piatto e un aneddoto storico 

Il brasato nasce in Piemonte e proprio dal dialetto locale prende il suo nome: la parola “brasa” sta per indicare la brace che era il metodo di cottura originale di questo antico pasto.

La carne sistemata dentro una pentola, al centro della brace, veniva lasciata cuocere per ore.

Il vino usato per la marinatura veniva usato anche per la lenta cottura che permetteva agli aromi di insaporire la carne.

Questa ricetta è influenzata da un’altra proveniente dalla vicina Francia, quella del boeuf à la mode, che prevede una cottura simile al brasato.

Negli anni più lontani la preparazione richiedeva 4 giorni, una per ogni fase:

  1. Marinatura del vino; 
  2. Aggiunta di aromi e verdure;
  3. Due giorni ulteriori di marinatura
  4. Cottura sul fuoco a legna a temperatura bassa per tutto il giorno.

Origini antiche dicevamo, pare infatti che le prime preparazioni di brasato avvenissero a metà 1800, quasi in contemporanea con le prime vinificazioni di Barolo: vino rosso, profumato e intenso che ben si presta alla cottura del brasato.

Si narra, inoltre, che Camillo Benso Conte di Cavour disse: “Oggi abbiamo fatto la storia, ora possiamo andare a mangiare il brasato” dopo che respinse l’ultimatum dell’Austria.

 

I vini da abbinare al brasato

La regola vuole che il brasato venga consumato con lo stesso vino con cui è stato preparato.

Partendo da questo assunto, pensiamo subito al Barolo: un vino corposo e robusto, capace di farsi apprezzare in fase di cottura come durante la consumazione del pasto. 

Esistono però diverse alternative e rivisitazioni in chiave più agile e moderna. Noi vogliamo suggerirti alcune alternative naturali e attente agli equilibri del nostro pianeta. 

 

Monte del Cuca 2019: di colore arancione, nella sua vinificazione attraversa un periodo di macerazione sulle bucce. 

Viene imbottigliato senza essere filtrato dopo un anno di riposo sui propri lieviti.

Affinato dentro a botti di legno di slavonia, questo vino si caratterizza per dei sentori di frutta matura, di miele e da un accenno leggero di spezia più pieno e intenso. 

Non mancano di certo note minerali, tanniche e una buona acidità. 

L’anno in più di ulteriore affinamento in bottiglia rende ancora più distinto il corpo di questo vino, che si presta ad un abbinamento strutturato come quello con il brasato.

 

Monte del Cuca 2020: fratello più giovane del vino appena descritto, ne rispecchia le principali caratteristiche aromatiche e al boccato, presentando un’agilità più irrompente,  che si affianca bene a formaggi di media stagionatura.

Entrambe le annate hanno caratteristiche ideali per un ulteriore affinamento in bottiglia, che porta questo vino a sprigionare aromi, mineralità e struttura sempre più affascinanti col passare del tempo.

Abbinamento vino e zucca: ecco tutte le regole

La zucca è un ortaggio autunnale dal sapore dolce e delicato che si presta a molte preparazioni e ricette, dolci e salate. 

Proprio a causa di questa versatilità, però, è difficile trovare il giusto vino da abbinare alla zucca. 

Questo alimento si può infatti utilizzare come base per risotti e preparazioni articolate, piatti molto semplici come le zuppe, contorni saporiti o torte dolci. 

Basta un accostamento sbagliato, insomma, per snaturare un piatto a base di zucca coprendone il gusto. 

Il suo sapore aromatico può essere esaltato mettendo in atto qualche piccolo accorgimento per valorizzarne la dolcezza. 

Vediamo, quindi, una piccola guida pensata per aiutarti a trovare il giusto abbinamento di vino per i tuoi piatti a base di zucca. 

 

Qualche regola per l’abbinamento di vino e zucca

La zucca ha delle caratteristiche particolari che la possono rendere protagonista di piatti molto diversi fra loro. 

Per capire come abbinare questo alimento, bisogna tenere in considerazione le sfumature di sapori del singolo piatto e individuare la bottiglia che meglio si presta a esaltare le caratteristiche di tutti gli ingredienti che ne fanno parte. 

In generale, per abbinare il vino alla zucca possiamo seguire due regole: abbinamento per contrasto o per similitudine

 

Abbinamento per similitudine 

Il primo criterio che possiamo seguire per abbinare il vino alla zucca è tenere in considerazione la sua caratteristica principale (la dolcezza) e scegliere vini che abbiano le stesse proprietà: buona aromaticità e concentrazione elevata di zuccheri. 

Questo è l’approccio più utilizzato per abbinamenti di dolci e dessert.

 

Abbinamento per contrasto 

La seconda regola che possiamo seguire è quella dell’abbinamento per contrasto. 

Per valorizzare ed enfatizzare la delicatezza della zucca, quindi, possiamo scegliere un vino dalle caratteristiche opposte: effervescente e dalla spiccata mineralità. 

Un vino bianco di questo tipo, con una buona struttura e persistenza, può contrastare la dolcezza del piatto a base di zucca. Ideale anche l’abbinamento con un vino frizzante o uno spumante dall’elevata freschezza.

Vino e zucca: abbinamenti dei piatti più diffusi 

Ecco qualche esempio concreto a partire dai piatti a base di zucca più diffusi nella penisola italiana: 

  • Risotto alla zucca: un piatto cremoso che richiede un vino in grado di sgrassare il palato senza appiattirne il gusto. Perfetto l’abbinamento per contrasto, soprattutto se il piatto richiede l’introduzione di altri ingredienti come noci e speck. Ideale, in questo caso, Monte del Cuca 2020: orange wine con macerazione che spazia tra i venticinque e i quarantacinque giorni sulle bucce e affinato in botti di legno di slavonia. Lo contraddistinguono sentori di frutta matura, note di miele e una leggera spezia che accompagnano un palato più intenso e pieno, senza far mancare le note minerali, tanniche e una buona acidità; 
  • Zuppa o vellutata di zucca: in questo piatto spicca la dolcezza di questo alimento, e per questo motivo sarebbe ideale degustarlo con un vino medio corpo, delicato, dalla buona persistenza gusto-olfattiva ma non troppo morbido. Così sarà possibile equilibrare e contrastare la tendenza molto dolce del piatto. Noi consigliamo un vino come il nostro Omomorto 2018,  uno spumante metodo classico da uva durella dalla grande fragranza, freschezza e acidità. Un vino brut con tiraggio di mosto di passito; 
  • Curry di zucca: Un secondo speziato, cremoso e versatile che ingolosisce sia nella versione con pollo che in quella vegetariana con i ceci. Noi consigliamo Riva Arsiglia 2018, un vino dai sentori di erbe aromatiche e speziati che richiamano soprattutto all’incenso, il timo e il rosmarino, ed un corpo morbido, fresco e minerale che apporta struttura a questo abbinamento più originale. 

 

La zucca è poi un ingrediente che si presta bene alla preparazione di dolci. In questo caso gli abbinamenti col vino vanno proposti per similitudine.

  • Crostata alla zucca: pasta frolla fragrante e crema di zucca, magari arricchita da cannella, noce moscata e miele. Un dessert goloso, leggero e autunnale a cui abbinare un passito come Dolce della Tradizione, che ne assecondi la dolcezza e la cremosità, con una punta di freschezza e una nota minerale a mettere il tutto in equilibrio;
  • Torta di zucca e noci: Un impasto soffice che mette insieme la dolcezza delicata della zucca con la croccantezza e aromaticità golosa delle noci tostate. Da abbinare ad Albina 2019 che richiama nell’aroma tutta la fragranza della frutta secca e passita, con un profilo che bilancia corpo, mineralità e dolcezza al sorso.  

La selezione di vini Menti, prodotti seguendo i principi dell’agricoltura biodinamica, potranno offrirti la soluzione perfetta per i tuoi abbinamenti.

Vino e funghi: guida all’abbinamento perfetto

Quando le temperature si abbassano e le piogge di ottobre iniziano a diventare più frequenti, le tavole di tutta Italia fanno spazio a una leccornia della cucina d’autunno: il fungo

La stagionalità e la grande varietà del prodotto lo rendono il re indiscusso di sagre e pranzi in famiglia e varie sono le ricette della tradizione che lo vedono protagonista.

Tutti i piatti a base di funghi hanno però una cosa in comune:  il profumo sprigionato è così intenso che abbinarli al vino giusto può non essere semplice.

Per aiutarti a trovare l’abbinamento vino-funghi migliore, ti consigliamo di leggere questa breve guida.

 

Funghi: conosciamoli meglio

Da millenni presente nella dieta dell’essere umano, il fungo è un organismo vegetale con caratteristiche più uniche che rare: è ricco di minerali, è un prodotto ipocalorico e, nella classificazione degli esseri viventi, si trova a metà tra i vegetali e gli animali.

Perché da una parte ha le radici come le piante, ma dall’altra non è capace di nutrirsi attraverso la fotosintesi clorofilliana.

Proprio perché si nutre di ciò che trova nelle immediate vicinanze, il gusto che sprigiona richiama i profumi del suo habitat: il bosco.

Terra, foglie, pioggia, frutta e bacche ne sono il naturale nutrimento. Lo stesso nutrimento che contribuisce a dargli quella carnosità, umidità e profumo che cerchiamo e che vogliamo far risaltare nei piatti a base di queste prelibatezze dal sapore umami.


Tipologie di funghi più diffusi

Ogni regione d’Italia può vantare una grandissima varietà di funghi e sulle nostre tavole abbiamo la possibilità di portarne di ogni forma, dimensione e colore. Ecco quelli più diffusi:

  • Ovoli bianchi: hanno un gusto dolce e delicato, spesso si consumano crudi;
  • Finferli o galletti: sono molto saporiti e adatti a conserve o per arricchire le zuppe;
  • Chiodini: possono essere usati in molte preparazioni ma sono ottimi nei primi piatti di pasta;
  • Porcini: profumatissimi e perfetti a crudo nelle insalate oppure nei risotti, trifolati o alla brace;
  • Tartufi: gli unici funghi che crescono sotto terra – ipogei -, si contraddistinguono per un gusto delicato e pregiato, vengono spesso proposti crudi e a fette sottilissime.

Come puoi notare da questa breve selezione di funghi, ogni tipologia è diversa in termini di consistenze, gusto, profumi e ricercatezza.

Farne risaltare le caratteristiche organolettiche con il vino giusto richiede qualche accorgimento.

 

Come trovare il giusto abbinamento tra vino e funghi

Per trovare l’abbinamento tra vino e funghi che possa rendere ogni pasto memorabile, ti consigliamo di tenere sempre in considerazione il metodo di preparazione del fungo. Infatti, a seconda di come viene cucinato, il suo sapore può cambiare di molto.

Vediamo quindi alcuni dei metodi di preparazione dei funghi e l’abbinamento al vino più indicato.

I funghi crudi

Solitamente conditi con ingredienti semplici come limone, olio e aglio, 

il loro è un gusto deciso ma al tempo stesso sfuggente e delicato. Per questo dovrebbero essere accompagnati da un vino bianco, morbido, leggero e fresco che richiami le note aromatiche di frutta e vegetali. Spazio quindi a ovoli, porcini e tartufi da servire crudi in insalate o al carpaccio. 

Perfetti anche i prugnoli o funghi di San Giorgio, tipici della zona vicentina e che si accompagnano perfettamente ai vini bianchi prodotti nella nostra cantina secondo la tradizione.

 

Funghi trifolati

Cotti con olio, prezzemolo e aglio, questi funghi sprigionano tutta la loro succosità e dolcezza. Oleosi e profumati, possono essere accompagnati da un bianco fresco e fragrante dalle note fruttate, oppure da un rosso pieno ma morbido, sempre speziato o con rimandi alla frutta. 

 

Funghi alla griglia

Per sostenere il gusto intenso e dolce di porcini o mazze di tamburo grigliati, un vino rosso giovane e corposo è la scelta giusta. Se scegli poi un vino morbido e moderatamente tannico, farai emergere il delicato sentore minerale contenuto nei funghi. 

 

Funghi fritti

Quando vengono avvolti da una panatura e fritti in un buon grasso, i funghi sono più carnosi, succosi e si arricchiscono di una patina croccante. Diventano un aperitivo perfetto per essere accompagnato da un vino frizzante e secco che vada a ripulire il palato con la sua freschezza. Ti consigliamo di accompagnare i tuoi piatti a base di funghi fritti, aperitivi o antipasti, con il nostro Roncaie sui Lieviti 2019 e 2021.

Per questo e altri vini bianchi da accompagnare ai tuoi piatti autunnali a base di funghi, puoi visitare il nostro wine shop in cui troverai tutto il gusto del territorio vicentino.

Inoltre il nostro spumante Omomorto 2018 con residuo zuccherino naturale da botrite di mosto passito, risulta in questo particolare millesimo (annata) il vino appropriato per tutti i funghi.

albina

Che vino abbinare alla frutta?

Secca, candita, sciroppata, cotta o freschissima: la frutta è un mondo variegato per sapore, tipologia, stagionalità e abbinamenti, ma anche per i periodi di consumo differenti. Basti pensare che in estate la frutta può accompagnare sfiziose insalate come fichi, prosciutto e rucola o può essere protagonista di colorate macedonie a fine pasto, rese più golose con della panna o del gelato. Come dimenticare poi la frutta secca, quali nocciole, mandorle, noci, i dolcissimi datteri e fichi secchi sulle tavole delle festività invernali. 

Le diverse tipologie della frutta rendono bene l’idea anche della varietà delle caratteristiche di ognuna: più dolce come la frutta tropicale o acidula nel caso di agrumi, con profumi più o meno intensi. 

L’abbinamento tra vino e frutta sembra quindi difficile, ma con alcuni accorgimenti e le idee raccolte in questo articolo sarà molto più semplice fare la scelta giusta. 

 

Regole e tipologie di vini da abbinare alla frutta 

Alla frutta va abbinato un vino dolce, un vino che vada d’accordo con la dolcezza della frutta.

La tipologia di vini che più riflette questa idea sono i vini fermi come i passiti, che si distinguono per il gusto morbido e dolce. D’esempio sono il Moscato Rosa dell’Alto Adige e lo Sciacchetrà delle Cinque Terre.

Anche un Moscato può ben accompagnare una macedonia con frutta dolce, ma se si aggiungono degli agrumi, sarebbe meglio evitare il vino e prediligere un’altra bevanda.

Se invece abbiamo della frutta candita, che trionfa nella cassata siciliana, nella crema di pastiere napoletane e sfogliatelle, andrà bene un vino dolce come il Barolo Chinato, ideale anche con l’abbinamento del cioccolato. 

Una regola quindi da tenere bene a mente è che il dolce richiama a sé altro dolce.

 

Quale vino per la macedonia? 

Per scegliere il vino è importante tener conto della tipologia della frutta e delle eventuali aggiunte per il condimento: succo di limone, zucchero, panna o gelato. 

Se si tratta di una macedonia semplice, con della frutta con polpa gialla come pesche, albicocche e pere, i bianchi aromatici poco acidi, giovani, con una gradazione alcolica bassa e molto morbida saranno perfetti. 

Se la macedonia è guarnita con la panna montata, alla dolcezza della frutta si aggiunge la grassezza della panna. Sarà meglio scegliere vini dolci, ma frizzanti che con le loro bollicine daranno una sensazione di freschezza al palato. 

Un’altra possibilità per una macedonia è essere aromatizzata con aggiunta di liquori o distillati: l’abbinamento a tavola potrà ricadere sullo stesso vino aggiunto ai pezzetti di frutta.

 

Fragole e Champagne?

Le fragole meritano un discorso delicato e a parte. Di solito fanno coppia con lo Champagne, abbinamento di certo romantico, dettato un po’ dal cuore o probabilmente da alcune mode. Pensiamo al famoso risotto con fragole e Champagne in voga negli anni Ottanta o alla scena dell’iconico film Pretty Woman in cui Julia Roberts interpreta Vivian, seduta sulle scale della camera in hotel intenta ad assaggiare una fragola dopo aver bevuto un flûte di Champagne.

Se la coppia fragole e bollicine fa ormai parte dell’immaginario e del sentimento popolare, il francese Champagne così come un italiano Franciacorta non sono gli unici abbinamenti possibili. Per le fragole ci sentiamo di consigliare il nostro Omomorto 2018. Un altro vino ideale è il Pinot Nero, un vino rosso poco alcolico e fruttato

 

Pesche e vino 

Come per le fragole, le pesche e il vino aprono un mondo a sé. Questo frutto estivo è ad esempio l’ingrediente principale di alcune preparazioni tradizionali. 

La prima bevanda che verrà in mente per il connubio frutta e vino è la famosa Sangria, con vino rosso, pesche e altri pezzetti di frutta al suo interno. 

Altro abbinamento tra vino rosso e pesche è possibile se queste hanno la polpa gialla e sono ben mature. In alternativa, può andar bene anche un rosato frizzante.

 

Frutta secca e vino

La frutta secca in generale si abbina divinamente con vini bianchi fermi e robusti per accompagnare l’elevata quantità di grassi tipica di questa tipologia di frutta. L’abbinamento di un passito con dell’uva passa, dei fichi o delle albicocche secche risulterà eccellente, dato che oltre la grassezza sono dei frutti secchi ricchi di dolcezza, profumi e aromi.

Come il nostro vino passito Albina 2019: vino dolce, fermentato con lieviti indigeni in botti di legno che richiama gli aromi e sapori intensi e complessi di confettura, pesca matura, mandorla tostata, miele, piante aromatiche e frutta candita.

Spesso la frutta secca costituisce anche dolci negli impasti, donando aromaticità importante ai dessert, ma questa è un’altra storia di abbinamento tra cibo e vino.

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