Agroforestry: animali in vigna per dire “no” alla chimica

Uno dei principi cardine dell’agricoltura biodinamica è il divieto di uso di agenti chimici in ogni fase della produzione: gli animali in vigna possono aiutare i produttori a tutelare il raccolto senza violare questa regola, garantendo l’eccellenza senza rinunciare al rispetto della natura.

Il concetto alla base dell’agroforestry è proprio questo: accogliere animali in vigneto, lasciarli pascolare tra i filari, per non utilizzare fertilizzanti chimici, ridurre il consumo di gasolio necessario per il diserbo meccanico e garantire il massimo rispetto dei principi della biodinamica.

Gli animali possono essere degli aiutanti perfetti per mantenere il terreno fertile e in perfetta salute, ma in Italia queste sono tecniche ancora poco conosciute e diffuse.

In questo articolo passeremo in rassegna quali sono i benefici e i rischi della presenza di animali in vigna e ti aiuteremo a capire quali animali sono più adatti nella produzione e nel miglioramento dei terreni e dei filari.

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Animali in vigna e agricoltura biodinamica

La presenza degli animali in vigna, in realtà, è una tecnica che appartiene al passato. Una pratica antica, diffusa quando non esistevano specializzazioni o prodotti chimici per tutelare la salute del terreno e l’abbondanza delle produzioni.

Oggi, con la scienza a supportare l’intero processo, sono tante le realtà che si occupano di agricoltura biologica e biodinamica in Italia, che scelgono di integrare gli animali nelle loro attività vinicole.

Con il termine agroforestry si intende il sistema che prevede la convivenza di coltivazioni, semine e pascoli sullo stesso terreno. Un tipo di agricoltura che si sta diffondendo anche nel settore della  viticoltura.

I vigneti possono essere pascolati dai ruminanti per:

  • ridurre l’uso di erbicidi e migliorare la fertilità del suolo;
  • evitare le arature frequenti in inverno, riducendo il rischio di erosione del suolo;
  • diversificare la flora degli appezzamenti.

 

pecore

 

 

I benefici di questo tipo di “collaborazione” riguardano anche gli aspetti economici: si risparmia sul carburante, sui fertilizzanti e sul ricorso a eventuali interventi chimici.

A seconda delle specie inserite all’interno dell’attività, si potrebbero anche ottenere dei ricavi aggiuntivi, commercializzando i prodotti derivanti dagli animali stessi.

I rischi principali dell’inserimento degli animali in vigna, riguardano i danni alle viti e la compattazione del terreno.

 

Queste sono le preoccupazioni maggiori per i viticoltori, ma non certo le uniche.

Essi, infatti, devono acquisire le stesse conoscenze degli allevatori: apprendere una nuova professione è una sfida che non tutti sono disposti a intraprendere.

Questi rischi possono essere ridotti al minimo calibrando bene il tempo e la durata del pascolo e tenendo conto della struttura del suolo, del clima e delle esigenze dei vari animali. Nei casi più virtuosi possono anche essere eliminati del tutto.

 

Barbagianni, capre e pipistrelli: gli alleati dell’innovazione

La scelta degli animali da introdurre nel vigneto dipende dalla struttura del suolo, dalla grandezza dell’appezzamento e dall’architettura dei filari.  Gli animali da pascolo più diffusi sono le pecore e le capre, accompagnate da cani pastore addestrati per gestirne meglio i  movimenti, ma ci sono anche casi di mucche portate al pascolo nei vigneti più grandi.

Le oche possono essere dei veri alleati dei viticoltori: passano le loro giornate a mangiare l’erba infestante, concimano e fertilizzano.

Ma gli animali in grado di aiutare i viticoltori possono essere molto diversi fra loro e, a volte, lontani dall’idea di “animali da fattoria”.

 

gufo-vigneto

 

 

In un seminario tenuto allo Huichica Creek Sustainable Demonstration Vineyard di Carneros, dal tema suggestivo “I vertebrati nel vigneto e come certi uccelli e serpenti possono aiutare il viticoltore” si è discusso dell’impatto positivo dell’inserimento dei barbagianni e dei gufi in vigneto: sono acerrimi nemici dei topi campagnoli perché operano prevalentemente al tramonto e di notte, quando anche loro sono in circolazione.

In Francia alcuni viticoltori hanno scelto di inserire nei loro vigneti alcuni pipistrelli, per difendere il raccolto dalla voracità delle falene delle vite e delle loro larve.

Uno studio condotto su 23 appezzamenti di terreno nel 2017, ha dimostrato che 19 delle 22 specie più conosciute di pipistrello si cibano di questi insetti e riescono a ridurre notevolmente l’impatto della chimica in casi di infestazione.

Le applicazioni dell’agroforestry nella viticoltura italiana sono ancora inesplorate e potrebbero portare notevoli benefici all’intero settore vinicolo.

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